Test Medicina: Consulcesi, con riforma “doppia” chance per entrare, ma non premia merito

Marco Tortorella, legale di Consulcesi: “Dare agli studenti la possibilità di ripetere il test di ingresso alla facoltà di Medina non è una riforma vera e propria. Il sistema di accesso è sempre lo stesso e non premia i meritevoli. Il ricorso continuerà a rimanere una possibilità concreta per tutti gli aspiranti medici esclusi ingiustamente”.

Roma, 24 ottobre 2022 – Mentre l’Università San Raffaele di Milano ha da poco annunciato la data di apertura delle iscrizioni ai test d’ammissione a Medicina, prevista per il prossimo 25 ottobre, inaugurando la formula della “doppia prova” introdotta dalla riforma, gli addetti ai lavori continuano a rimanere scettici. Gli esperti di Consulcesi, che da anni si occupano di offrire assistenza agli aspiranti medici, non sono convinti che le nuove regole per l’ammissione ai corsi di Medicina, contenute nel decreto pubblicato dal ministero dell’Università lo scorso 28 settembre, siano effettivamente in grado di superare gli attuali limiti del sistema a Numero Chiuso. 

A spiegarne il perché è stato l’avvocato Marco Tortorella, legale Consulcesi, in un webinar intitolato “Test Medicina e ora che succede?” che in poco più di una settimana ha raddoppiato le sue visualizzazioni, passando da 10mila a circa 20mila. “Non è una riforma vera e propria”, spiega Tortorella. “Il sistema di accesso ai test è sempre lo stesso. Sono solo stati raddoppiate le possibilità – aggiunge – consentendo agli studenti di iniziare a farlo al quarto anno di superiori”. Gli studenti quindi verranno selezionati, come già avviene da moltissimi anni, in base a chi svolge la prova migliore. “Insomma, rimane il Numero Chiuso e rimangono i soliti test”, evidenzia il legale. “Quindi non garantisce l’ingresso dei più meritevoli, ma rimane sempre un sistema rigido e difettoso”, aggiunge.

I legali di Consulcesi sono attualmente impegnati nella valutazione delle numerosissime segnalazioni, molte delle quali diventeranno oggetto di ricorsi all’autorità amministrativa. “Qualcosa a cui siamo ormai abituati e che credo che questa riforma non cambierà”, sottolinea Tortorella. 

Negli ultimi 20 anni lo strumento del ricorso alla giustizia amministrativa ha permesso a decine di migliaia di studenti, esclusi ai test di selezione alla Facoltà di Medicina, di iscriversi, di studiare, di fare gli esami e infine di laurearsi. “Le ordinanze del Consiglio di Stato che si sono susseguite negli anni a favore degli studenti ricorrenti confermano ulteriormente che questo sistema è inadatto a selezionare i più meritevoli”, dice Tortorella. “Già nel 2018-2019 il Consiglio di Stato ha addirittura ritenuto inadeguato l’utilizzo della capacità ricettiva degli atenei, cioè quanti studenti possono accogliere nelle loro facoltà, come unico parametro per stabilire i posti disponibili nelle varie facoltà di Medicina. In quell’occasione – prosegue – il Consiglio di Stato ha evidenziato la necessità di considerare nella scelta del numero dei posti anche il fabbisogno nazionale, che sappiamo essere ben superiore rispetto a quanti studenti viene data la possibilità di entrare nella facoltà di Medicina”.

Una vera riforma, secondo il legale di Consulcesi, è quella in cui viene definitivamente abolito il Numero Chiuso. “A mio avviso dovrebbe essere garantito un accesso libero o semilibero – sottolinea Tortorella – al primo anno, strutturando il percorso accademico in modo da spostare più avanti le attività che prevedono l’utilizzo di strumenti che sono pochi. Per poi procedere a una selezione che è comunque anche più naturale. In questo modo si può effettivamente modulare la selezione sull’effettiva capacità degli studenti e in base alle esigenze del nostro sistema sanitario”.

Per questo Consulcesi conferma ancora una volta il suo impegno a fianco degli aspiranti medici affinché venga garantito loro il diritto allo studio e, di conseguenza, il diritto a impegnarsi per realizzare i propri sogni.

Lettera aggiornamento Fondazione

Cari colleghi,

scrivo queste righe per tentare, se possibile, di restituirvi alcune delle emozioni che abbiamo vissuto in queste settimane. Il progetto Consulcesi4Ukraine, del quale vi sto aggiornando costantemente, ha avuto un risvolto inaspettato e emozionante. 

Una bambina della Family Home è stata operata al Gemelli contro il melanoma. 

L’operazione è stata possibile grazie al fatto che abbiamo garantito in questi mesi la prosecuzione dell’assistenza sanitaria e sono felice di dirvi che tutto è andato molto bene! Poi, c’è stata una tornata di virus influenzale che ha colpito molti componenti della Family Home, e anche questa si è conclusa senza particolari difficoltà. 

Per dare conforto e risollevare il morale, abbiamo organizzato una cena Pizza-Party, in collaborazione con Conad che ha fornito pizza calda e supplì, una serata speciale e un po’ diversa nella casa di Valmontone, i bambini erano felicissimi.  

Inoltre, abbiamo acquistato e consegnato due biciclette, utili per le passeggiate e la spesa quotidiana. 

Non abbiamo dimenticato gli amici a quattro zampe, fornendo assistenza veterinaria al gatto della signora più anziana. 

Inoltre, grazie all’impegno di tutti i dipendenti Consulcesi, abbiamo consegnato il vestiario estivo agli ospiti.

A fine maggio, cinque rifugiati sono ripartiti per l’Ucraina, perché la mancanza di casa era diventata insostenibile, soprattutto era tanta voglia di riabbracciare i mariti e i parenti lasciati a casa. Siamo rimasti in contatto, ci hanno scritto nei giorni successivi dai bunker, la situazione non era tranquilla, ma hanno voluto restare. 

Nella settimana dei primi di giugno gli ospiti rimasti hanno ricevuto un regalo speciale: due giorni al mare, a Nettuno, dove hanno avuto la possibilità di distrarsi al mare e i bambini di giocare in serenità.

Infine, la settimana scorsa, anche gli ultimi ospiti rimasti hanno deciso di rientrare in Ucraina. La situazione non è la più tranquilla ovviamente ma per loro l’esigenza di ritrovare le loro case e i loro affetti era diventata una nostalgia incurabile. Del resto fin dall’inizio nessuno di loro aveva manifestato l’intenzione di rimanere qui a lungo, siamo felici che siano potuti tornare. 

Voglio concludere con le parole di Oles, Presidente dell’Associazione cristiani ucraini in Italia: 

“Voi non sapete quanto avete fatto per queste persone. Le avete accolte nel momento della paura e del bisogno, avete offerto loro tutto il necessario per una vita serena. Questo gli ha permesso di sentirsi integri, senza perdita della dignità, come spesso succede in alcune situazioni di rifugiati o immigrati. Oltre a sostenerli e garantire tutto il necessario, avete permesso loro di ricevere una sorta di “riabilitazione psicologica”, che poi ha dato loro la possibilità di scegliere serenamente cosa fare. Senza il vostro aiuto non avrebbero mai sorriso in questo periodo, non avrebbero smesso di piangere”. 

E ora voglio salutarvi con una bella notizia: dopo mesi di lavoro, siamo quasi pronti per levare l’ancora, sciogliere gli ormeggi e partire. Il sogno della Fondazione Consulcesi sta diventando realtà! A breve potremo ufficialmente lanciare il progetto che ci condurrà verso una meravigliosa avventura e che ci permetterà di sostenere nuovi progetti di utilità sociale legati a ambiente, sociale e ricerca scientifica, spinti da un unico obiettivo: far pulsare il cuore Consulcesi, che vive grazie a tutti voi. 

 Un caro saluto,

In Italia è Padel-mania, ma gli esperti avvertono: “contro i traumi in aumento, più prevenzione e preparazione fisica”

“Epicondiliti, borsiti, tendiniti. Sono sempre di più i casi di persone che presentano questi tipi di problematiche a seguito di un approccio scorretto allo sport del momento”. A dirlo è Andrea Grasso, ortopedico e traumatologo che con Consulcesi Club si occupa di formazione ECM per medici e operatori sanitari su una molteplicità di patologie che riguardano muscoli e articolazioni.

Nato a partire dagli anni 70 in Messico, il padel (o paddle) sta oggi dilagando con sorprendente rapidità anche in Italia, raggiungendo numeri da capogiro. Basti pensare che nel 2019 i tesserati alla FIT erano poco meno di 6mila mentre nel 2021 la Federazione ne contava già oltre 55mila.

I proprietari di strutture sportive non hanno tardato a favorire e rispondere ai nuovi desideri degli italiani: gli ultimi dati riportati da Sanità Informazione parlano del +155% campi da padel in più solo nell’arco di un anno (2020-2021), che sono passati da 1.832 a 4.669, sparsi da nord a sud della penisola.

“Il suo successo penso risieda nel fatto che sia considerato molto più come un ‘gioco’ piuttosto che uno sport come può essere percepito invece il tennis, più impegnativo dal punto di vista fisico e mentale”, riflette il dottore.

Giocato in un campo più piccolo rispetto al suo progenitore, il peculiare sport di coppia attira persone di qualunque età ma con una maggiore prevalenza nella fascia 30-55 anni e, come racconta ancora il medico, “anche persone che non hanno mai fatto nulla di particolare, né una base di tennis né soprattutto una base di rinforzo muscolare, o esercizi volti a una corretta biomeccanica dei gesti”.

“Rispetto al tennis dove la maggior parte dei colpi avviene dal basso, sotto i 90 gradi, quindi sotto la spalla che così viene sfruttata relativamente, nel padel si va spesso con mano e braccia al di sopra dell’altezza della spalla, esponendo così tendini e legamenti di questa a sovraccarichi importanti”, spiega l’ortopedico.

Si va dalle infiammazioni dei tendini e della borsa subacromiale, al cosiddetto ‘gomito del tennista’ (epicondilite) fino ai traumi distorsivi di caviglia e ginocchia, causati dai cambi di direzione repentini e brevi che lo sport richiede nel ridotto campo sintetico.

“E devo dire – aggiunge Grasso – nella popolazione più adulta, quindi diciamo gli over 50, stiamo assistendo a parecchie rotture e lesioni del tendine di Achille, oltre a strappi e lesioni muscolari del polpaccio”.

Come conferma anche l’esperienza dell’ortopedico, negli ultimi anni i casi di epicondilite nel tennista si sono ridotti drasticamente, “anche grazie a un miglioramento degli strumenti come la racchetta, allo studio del problema e ai cambiamenti apportati alla preparazione degli sportivi”. Nel padel invece, rimane una delle patologie più diffuse, “anche a seguito dell’utilizzo di una racchetta senza corde e con una superficie ridotta”.

“In casi di dolori, soprattutto se legati a patologie da sovraccarico e ripetitività piuttosto che di origine traumatologica, i giocatori di padel spesso non vogliono fermarsi per fare, si fa per dire, 10 sedute di fisioterapia, scegliendo invece di ricorrere esclusivamente a infiltrazioni di cortisone o di acido ialuronico, terapie che hanno un effetto antinfiammatorio ma che non risolvono il problema nel lungo termine”, prosegue il dottore.

“Trattare il dolore è necessario, ma bisogna arrivare a capirne le cause e agire su queste per evitare che il problema si ripresenti”, conclude il dottore che proprio all’uso alle tecniche infiltrative della spalla dedica un corso ECM aperto a tutti i professionisti della salute.

“Inoltre, sebbene non sia contro l’utilizzo di infiltrazioni e anzi per ginocchia e caviglie ne faccio spesso ricorso, nel caso specifico delle epicondiliti, cosi come per le artrosi, personalmente ritengo più adatte quelle a base di PRP”, specifica Grasso che approfondisce ulteriormente questa tecnica nel corso “Artrosi: il PRP come alternativa terapeutica”.

Quella delle infiltrazioni è una tecnica presente nella medicina italiana ormai da anni ma che necessita di una mano esperta e competente perché, come spiega il dottore, “se per errore ad esempio, si immettesse l’acido ialuronico ad alta densità nel corpo di Hoffa del ginocchio o nella membrana sinoviale, il paziente avrebbe una reazione infiammatoria importante e dolore per almeno un mese”.

È fondamentale dunque sapere dove fare le infiltrazioni “ma anche curare la causa e ancor prima lavorare sulla prevenzione” dedicandosi ad esercizi per migliorare la reattività e l’elasticizzazione, raccomanda infine l’esperto. 

“Agli sportivi dico: fate sempre stretching prima e dopo una partita, e lavorate per la stabilizzazione muscolare. Ai professionisti raccomando il continuo aggiornamento sulle tecniche infiltrative e sui medicinali coinvolti”, conclude Grasso che tra i corsi di formazione accreditati annovera inoltre quello sulle protesi di ginocchio e sulle fratture dell’omero prossimale.

Consulcesi – Massimo Tortorella

Ossessioni e compulsioni per oltre 3milioni di italiani. Arriva l’Edugaming per formare medici e operatori sanitari

Da Consulcesi il corso Ecm firmato da Giorgio Nardone per arrivare a diagnosi tempestive, ispirato alla serie ‘La Casa di Carta’

Roma, 10 dic. – Dalla pulizia esasperata dell’ambiente domestico al controllo ripetuto delle chiavi dell’auto, fino a comportamenti estremi fortemente limitanti della libertà individuale, accompagnati da carico di angoscia difficile da gestire. Si tratta di alcuni segnali dei disturbi ossessivo-compulsivi, uno spettro di infermità che fa parte delle malattie mentali e coinvolge oltre il 5% della popolazione, senza distinzione tra sessi. L’esordio è mediamente in età adulta, dai 22 ai 35 anni, ma primi sintomi possono manifestarsi nell’infanzia o in adolescenza. 

“I disturbi ossessivo compulsivi sono molto più frequenti di quel che pensiamo, nel nostro Paese esiste una grande parte di sommerso, difficile da individuare e spesso la prima causa è di tipo culturale. E’ quindi importante diffondere informazione su questi disturbi per comprenderli, riconoscerli e affrontarli con il giusto approccio terapeutico – commenta Giorgio Nardone psicoterapeuta e autore di diversi libri sul tema che ha curato il primo corso di formazione professionale rivolto proprio medici di famiglia, pediatri, infermieri, logopedisti oltre che a psicologi e psicoterapeuti, dal titolo  Paziente virtuale: disturbi ossessivo-compulsivo e istrionico di personalità. L’obiettivo del corso è imparare a riconoscere i primi campanelli d’allarme che lasciano presagire lo sviluppo della patologia. “Se individuato in tempo, attraverso un percorso terapeutico personalizzato, il disturbo ossessivo-compulsivo si può completamente superare”, afferma Nardone. 

Il modello di apprendimento proposto dal provider Consulcesi è basato sull’interattività e il gaming. Il corso è infatti ispirato alla nota serie televisiva ‘La Casa di Carta, in uscita in questi giorni.  Negoziare con un rapinatore per salvare degli ostaggi è la sfida proposta ai partecipanti, con l’aiuto di pazienti virtuali, per districarsi tra insidie e difficoltà dell’entrare in relazione utile con chi soffre del disturbo e riuscire ad aiutare sé stesso e gli altri a vivere meglio. Il corso è disponibile gratuitamente su piattaforma Consulcesi Club di Massimo Tortorella e dà 6 crediti utili a completare il triennio formativo in scadenza il 31 dicembre.  

Test medicina. Tortorella (Consulcesi): “Azione legale unica via contro numero chiuso”

 “L’azione legale rimane l’unica opzione contro il numero chiuso”. È la risposta che dà Massimo Tortorella, presidente Consulcesi all’annuncio del Ministro dell’Università Maria Cristina Messa della permanenza del Numero Chiuso anche per il prossimo anno.  Un annuncio che va in senso contrario a quanto dichiarato in precedenza, quando, a pochi giorni dal termine dei test, aveva mostrato interesse e vicinanza agli studenti esclusi e aveva ammesso irregolarità e falle del sistema selettivo. Al dietro front ministeriale, monta la delusione per i migliaia di  studenti esclusi. “Per loro, l’unica via rimane l’azione legale”, dichiara Massimo Tortorella,. Il network legale è subissato di richieste di informazioni, in questi giorni, perché la possibilità di fare ricorso per avere una chance di entrare alla Facoltà di Medicina è agli sgoccioli.  

commenta Tortorella. “Un paradosso tutto italiano è il sistema del numero chiuso, – commenta Tortorella – da un lato la carenza cronica di medici dall’altro la limitazione dell’accesso alla Facoltà. Senza una soluzione, e con una popolazione sempre più longeva e anziana, presto la sanità italiana si troverà ad affrontare una vera e propria emergenza di carenza medici” commenta Tortorella.   

Cannabis: burocrazia e pregiudizi frenano terapie, con formazione medici migliora accesso ai pazienti

Da Consulcesi un corso per formare e aggiornare gli operatori sanitari sui molteplici benefici e limiti delle terapie a base di cannabinoidi. Massimo Tortorella, presidente Consulcesi: “Con formazione possibile migliorare l’accesso ai tantissimi malati che ne potrebbero trarre beneficio”

Roma, 27 ott. – Dai disturbi del sonno alle dermopatie, dalle malattie reumatiche alla fibromialgia fino al glaucoma, l’epilessia, la sclerosi multipla, il cancro e molte altre ancora. La lista delle patologie contro le quali la cannabis potrebbe apportare benefici più o meno importanti è lunghissima. Tuttavia, nonostante la letteratura scientifica a favore delle terapie a base di cannabinoidi sia molto ampia, le difficoltà normative e burocratiche hanno generato nel tempo molta confusione in merito alla loro gestione. E’ quanto affermano Davide De Rossi ed Edoardo Alfinito, rispettivamente consulente scientifico e coordinatore delle coltivazioni presso Società Italiana Canapa Medica (Sicam) e vicepresidente della Sicam. “Spesso i primi a fare confusione sono proprio gli operatori sanitari, coloro che invece potrebbero aiutare a fare chiarezza sulle potenzialità della cannabis terapeutica”, dice Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi.  “Questo rende meno efficiente ed efficace una valida possibilità terapeutica”, aggiunge. Si avverte quindi la necessità di allineare le conoscenze e le attività di prescrizione e allestimento di medici e farmacisti. E’ proprio questo l’obiettivo del corso di formazione professionale Ecm di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club intitolato “Cannabis terapeutica. Prospettive future di un antico rimedio”. 

Nel corso, oltre a spiegare le origini dell’uso della cannabis, gli esperti spiegheranno le innumerevoli varianti genetiche e metodologie con cui può essere estratta. “La comprensione di queste e altre dinamiche può permettere un miglioramento nel suo utilizzo”, spiegano De Rossi e Alfinito. 

“Molte ricerche ed evidenze cliniche dimostrano che i fitocannabinoidi possono essere utilizzati per sostenere la gestione dei sintomi di varie patologie, come la sclerosi multipla”, dice Alfinito. “La cannabis terapeutica è particolarmente efficace su incontinenza della vescica, rigidità muscolare, spasticità, dolore cronico e neuropatico e qualità del sonno”, aggiunge, specificando che “gli effetti collaterali dei cannabinoidi sono meglio tollerati dei medicinali e base di oppioidi”.

Il THC, il più noto fitocannabinoide, è efficace contro la nausea e vomito di pazienti sottoposti a chemioterapici. “Il CBD ha invece effetti bifasici: a bassi dosaggi sopprime il riflesso del vomito, mentre ad alti dosaggi può anche peggiorare la situazione. Se combinati, il THC e il CBD riducono l’incidenza di nausea e vomito in chemioterapia rispetto al gruppo di controllo con placebo”, spiega Alfinito. E’ stato dimostrato anche che la cannabis riduce del 25-30% la pressione intraoculare e che ha effetti neuroprotettivi nella retina. “Dosi orali di THC sintetico in pazienti con la sindrome di Gilles de la Tourette riducono la frequenza dei tic. Questi risultati sono stati confermati da un più recente studio”, aggiunge Alfinito.

Nonostante, le potenzialità della cannabis terapeutica, non tutte le regioni consentono un reale e agevole accesso. “Gli operatori sanitari, se opportunamente aggiornati, potrebbero finalmente contribuire a ridare alla cannabis terapeutica la giusta reputazione che merita e favorire l’accesso a questa opportunità terapeutica ai tantissimi malati che potrebbero trarne beneficio”, conclude Tortorella. Infine, Consulcesi ricorda agli operatori sanitari che  mancano solo poco più di due mesi al termine perentorio della scadenza della proroga per mettersi in regola con l’obbligo Ecm, il cui mancato rispetto potrebbe portare a una pioggia di sanzioni.

In Eritrea si muore di Covid ma non di insufficienza renale grazie all’aiuto dei nefrologi italiani e di Consulcesi Onlus

Oggi: tre centri dialisi con venti posti letto più cinque macchinari per dialisi ad Alta Efficienza 

Ieri: non esistevano centri per malattie nefrologiche, si moriva o ci si curava all’estero

A causa di una politica di rifiuto degli aiuti internazionali per fronteggiare l’emergenza sanitaria da covid 19, l’Eritrea si trova ad essere l’unico Paese del continente africano a non aver avviato una campagna di vaccinazione contro il Covid. La mancanza di vaccini e le conseguenze numerose morti per infezioni da coronavirus preoccupano le autorità sanitarie che devono fare i conti con gravi carenze strutturali.  

Ma in Africa non si muore di solo Covid e per i pazienti nefrologici ci sono buone notizie. Ricordiamo che le nefropatie, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), insieme a malattie come ipertensione, diabete, cardiopatie sono responsabili del 60% dei decessi nei Paesi sviluppati e dell’80% in quelli in via di sviluppo. 

Tra luglio e agosto, nella missione estiva 2021 dell’associazione l’Associazione Medici Volontari (As.Me.V.) Consulcesi Onlus ha supportato l’installazione di tre nuove apparecchiature per la dialisi ad Alta Efficienza (HDF).  Diventano ben cinque quindi le macchine di ultima generazione e da oggi, i medici possono pensare di poter effettuare in maniera strutturata terapie dialitiche cosiddette ad alta efficienza (HDF).  Sempre grazie al contributo di Consulcesi, il 3 dicembre 2019 è stata effettuata la prima dialisi ad Alta Efficienza (HDF) su un paziente in Eritrea e la Onlus ha finanziato in passato la costruzione di tre centri dialisi attivi all’Orotta Hospital e al Sembel Hospital, con 8 posti reni l’uno e 30 macchine, ed un terzo centro con 4 posti.

Consulcesi Onlus ha salvato negli anni migliaia di pazienti nefrologici in Eritrea, grazie ad un’azione di cooperazione internazionale e di rapporti con le istituzioni sanitarie intessuti in oltre 15 anni di attività dall’Associazione Medici Volontari Calabria e all’incessante attività di volontariato del nefrologo Roberto Pititto e del suo team. 

Dal 2005 l’Associazione Medici Volontari (As.Me.V.), – supportata da Consulcesi Onlus –  è in contatto con il Ministro della salute locale eritreo. Prima dell’aiuto dei nefrologi italiani, in Eritrea non esistevano centri di dialisi e la gente moriva o era costretta ad emigrare in altri Paesi. In Eritrea, si stima che i pazienti nefropatici siano 1 ogni 1000 abitanti e quindi circa tremila pazienti. I centri di dialisi sono riusciti a trattare centinaia di pazienti cronici dializzati e tantissimi acuti, ormai guariti, ma tanti sono ancora senza cure. Da quel primo incontro nasce il programma di aiuto per istituire la dialisi pubblica e gratuita e trasportare i primi macchinari, che grazie agli aiuti umanitari di Consulcesi Onlus, diventano nel tempo più strutturati. Il progetto portato avanti dal Dottor Pititto prevede un programma di educazione continua in medicina che ha formato decine di medici e infermieri locali ad utilizzare le sofisticate apparecchiature per emodialisi e la manutenzione e riparazione dei reni artificiali.

Consulcesi, Massimo Tortorella

PIÙ PRODUTTIVI E FELICI, CONSULCESI: SMART WORKING PER SEMPRE

Il presidente Massimo Tortorella: “Maggior equilibrio tra orario di lavoro, cura di sé e gestione della famiglia. Molto prima di Google, Consulcesi ha predisposto un sistema per facilitare lo smart working”

Le aziende che hanno deciso di proseguire questa modalità dopo la pandemia sono il 55% in Italia 

Applicativi e formazione dei dipendenti per garantire la sicurezza informatica in Consulcesi

Roma, 19 agosto 2021 – Dopo un anno di smart working, ogni azienda ha avuto modo di sperimentare questa nuova modalità lavorativa incentivata dalle misure emergenziali adottate a causa della pandemia. Non vi è alcun dubbio che l’attività lavorativa da remoto abbia comportato, oltre ai benefici relativi alla tutela della salute dei dipendenti, un maggior equilibrio tra le esigenze legate al lavoro e quelle inerenti la cura e la gestione della famiglia (work life balance).

Le aziende che, dopo il lockdown, hanno deciso di mantenere in piedi questa nuova organizzazione del lavoro sono circa il 55% in Italia. 

Anche Consulcesi Group, realtà da oltre venti anni punto di riferimento per i professionisti sanitari, sceglie di far divenire la modalità lavorativa dello smart working consuetudine. L’azienda, infatti, ha deciso di adottare lo smart working senza riserve nonostante la stessa normativa sia ancora “work in progress” e questo con lo scopo di dare certezze ai lavoratori e permettere loro di poter pianificare con serenità la propria vita. 

Da sempre crediamo che il benessere psico-fisico dei nostri dipendenti sia fondamentale, per questo abbiamo deciso di utilizzare la modalità lavorativa dello smart working, con uno-due rientri settimanali ma molta flessibilità. Dedicare del tempo a se stessi, ed a i propri cari, è indispensabile e permette ad ogni singola persona di trovare il proprio equilibrio e di dosare meglio le proprie energie anche nel lavoro. All’interno dell’azienda, molto tempo prima della pandemia, avevamo messo a disposizione delle aree relax e anche una palestra – chiusa proprio a causa del Covid – proprio per permettere ai nostri dipendenti di poter avere cura del proprio benessere fisico che, ben presto si trasforma in benessere emotivo. Molto prima di Google, come annunciato in questi giorni dal colosso, Consulcesi ha predisposto un sistema per facilitare lo smart working”, dichiara ancora Massimo Tortorella presidente di Consulcesi. 

Anche per Consulcesi, come per altre aziende, il lavoro da remoto rappresenta un elemento innovativo per lo sviluppo aziendale, un nuovo modo di condividere gli obiettivi professionali e rendere tutti più responsabili del proprio lavoro al fine di raggiungere un risultato collettivo. 

Altro aspetto fondamentale che ha permesso la transizione al modello smart working è stato l’investimento dell’azienda in sicurezza informatica. Consulcesi ha messo a punto un sistema che dota tutti i device (smartphone, pc, tablet..) da remoto delle medesime garanzie e protezioni e che consente quindi ad ogni dipendente di lavorare come se fosse in azienda. Altro punto, – visto che la sicurezza informatica è data anche dal comportamento virtuoso del dipendente in rete, – è stato l’investimento in formazione, come da DNA dell’azienda. Dall’inizio del 2021, i dipendenti hanno seguito corsi di formazione specificatamente dedicati al tema sulla cyber sicurezza. 

È importante, dunque, investire nelle persone e ragionare sulle competenze, ma anche continuare ad investire sull’innovazione, perché se questo da un lato porta con sé occupazione, dall’altro favorisce quella transizione ecologica che rappresenta il tema centrale del G20. 

“Noi, nel nostro piccolo, abbiamo ormai da anni abolito l’utilizzo della plastica monouso in azienda e con orgoglio possiamo dire di essere una azienda plastic free. Lo smart working, oltre a contribuire ad innovare il mondo del lavoro, è anche una scelta eco-sostenibile perché riducendo drasticamente gli spostamenti delle persone contribuisce alla svolta green che tutti auspichiamo arrivi il prima possibile”, conclude Tortorella.

Formazione ECM: la pellicola ‘Covid-19 il Virus della Paura’ la più vista dai medici e operatori sanitari

 Un anno fa, il 30 gennaio 2020 il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò l’infezione da Covid-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Fu l’inizio di un avvenimento che ha sconvolto il mondo, un anno in cui il mondo è cambiato.  

Come sempre al fianco dei medici e degli operatori sanitari, Consulcesi ha documentato quei momenti tragici entrando fin dentro i reparti Covid-19, ascoltando le voci degli scienziati e dei pazienti e le ha raccolte nel primo docufilm formativo gratuito ‘Covid-19 il Virus della Paurahttps://www.covid-19virusdellapaura.com/  dedicato ai medici e agli operatori sanitari, per offrire un’informazione sempre puntuale e aggiornata. Covid-19 il Virus della Paura è stato il corso di educazione continua in medicina più scaricato in assoluto con migliaia di utenti in questi mesi. Patrocinato dal ministero della Salute e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, questa avvincente pellicola aveva un duplice obiettivo: oltre a celebrare i medici eroi e tutti i professionisti sanitari, offre un innovativo strumento attraverso una rielaborazione accurata di quanto accaduto, smontando fake news e teorie antiscientifiche. 

Un successo internazionale, visto che la pellicola è stata tradotta in 5 lingue ed esportata in diversi Paesi del mondo. 

Partendo dal successo del docufilm, la Consulcesi di Massimo Tortorella ha messo a disposizione, sempre gratuitamente per i medici e gli operatori sanitari, un’intera collana dedicata al Covid-19, costituita da e-book, corsi interattivi e videointerviste e realizzata con partner di eccellenza come l’INMI Spallanzani, l’Università di Tor Vergata e La Sapienza Università di Roma. Dall’impiego di ventilatori alle mascherine, dal pronto soccorso alla gravidanza fino alle implicazioni psicologiche della pandemia nel rapporto medico-paziente, la collana Consulcesi rappresenta il supporto ideale per gli operatori sanitari.

Tortorella: «La lezione del Covid-19 è che i medici e gli scienziati vanno ascoltati e rispettati»

Un monito per la Fase 2: non usare gli operatori sanitari come capri espiatori, avere fiducia nella scienza e combattere infodemia e fake news

«Se c’è una lezione che dobbiamo imparare dal Covid-19 è che i medici e tutti gli operatori sanitari vanno ascoltati e rispettati. Le fake news purtroppo continuano ad avvelenare i pozzi e questa è una deriva pericolosa mentre ci avviamo alla Fase 2. È ancora più pericoloso che a diffonderlo siano personalità istituzionali come è successo oggi con Donald Trump e nei giorni scorsi con il premio Nobel Luc Montaigner».

Lo afferma Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi, network di formazione e tutela legale da sempre al fianco di medici e operatori sanitari, i quali durante questa pandemia sono giocoforza sotto i riflettori. «I medici e gli operatori sanitari, gli stessi aggrediti nei pronto soccorso, sulle ambulanze e nei reparti, sono diventati da un giorno all’altro i nuovi “supereroi”. Li abbiamo applauditi e pianto con loro e per loro mentre in centinaia perdevano la vita combattendo contro il virus. Poi, quando hanno invitato alla prudenza nel passaggio alla Fase 2, improvvisamente sono diventati gli “untori”, i propagatori del Covid-19 e sono stati messi in discussione (di nuovo). Questo avviene per una palese difficoltà nel gestire l’infodemia, a causa di una ricerca patologica di informazioni sensazionalistiche e allarmiste e senza alcun fondamento scientifico. È uno scotto che finisce per pagare poi proprio chi è in prima linea a combattere per la nostra salute».

Da Consulcesi arriva dunque un monito a non usare gli operatori sanitari come capri espiatori, ad  avere fiducia nella scienza e ad avviare un salto culturale combattendo il nemico delle fake news. In tal senso, per fare chiarezza su quello che è stato e su quello che potrebbe succedere in futuro per aiutare medici e cittadini a orientarsi in una giungla di informazioni, tra evidenze scientifiche e fake news, Consulcesi ha messo in campo tutte le sue risorse per realizzare un progetto integrato sul Covid-19 che unisce arte, cultura, formazione e solidarietà. L’iniziativa prevede una collana di corsi di formazione destinati agli operatori sanitari a un ebook intitolato “Covid 19-il virus della Paura” rivolto a tutti fino a un vero e proprio docufilm.  

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