Tira aria favorevole sul tema delle ferie non godute. Lo dimostra “l’ennesima vittoria del network legale Consulcesi, che restituisce a un medico in pensione 15mila euro per ferie non godute, attestando a un totale di 250mila euro gli indennizzi recuperati nell’ultimo anno”. A evidenziarlo è Francesco Del Rio,
avvocato del network Consulcesi, nel corso del webinar ‘Ferie non godute: conosci i tuoi diritti?’, organizzato da Consulcesi Club. Durante l’incontro, Del Rio ha descritto la novità e le ricadute positive della recente sentenza della Corte di Giustizia europea sul tema delle ferie non godute (causa C 218/22 del
18/1/24).
Il caso oggetto della nuova vittoria di Consulcesi riguardava un dirigente medico a rapporto esclusivo presso un ospedale, con ruolo apicale. “Una volta in pensione – spiega Del Rio – al medico residuavano diversi giorni di ferie non goduti e la struttura, messa in mora dal legale incaricato da Consulcesi, ha negato ogni accesso all’indennizzo richiesto in quanto non dovuto in forza della normativa che vieta la monetizzazione delle ferie non godute, salvo poi aderire, dopo l’intervento legale, ad una soluzione transattiva”.
Per gli iscritti al Club di Consulcesi è disponibile la nuova guida dedicata a medici e professionisti sanitari ‘Ferie non godute: guida alla giustizia favorevole’. Nel testo, i legali forniscono una prospettiva chiara e aggiornata in materia di diritto all’indennità delle ferie non godute, con particolare attenzione al settore
medico. Attraverso una serie di pronunce rilevanti, i professionisti della salute, ma non solo, vengono guidati attraverso il processo di gestione e difesa legale nelle dispute concernenti il mancato riconoscimento del controvalore economico delle ferie non fruite. Il team di esperti, messo a disposizione da Consulcesi per tutti i professionisti sanitari, esplora il quadro normativo e giurisprudenziale di
riferimento, fornendo utili indicazioni e validi strumenti da utilizzare sia in sede di richiesta bonaria di pagamento delle ferie, sia nell’eventuale contenzioso che ne dovesse seguire, così da comprendere al meglio la propria situazione e tutelare al meglio i propri interessi economici. Da anni – ricorda la nota – il Gruppo Consulcesi porta avanti una serie di battaglie legali per far valere i diritti
di coloro che, per anni, hanno sacrificato le loro ferie per senso di responsabilità verso il proprio lavoro. Consulcesi è in particolar modo al fianco di medici e professionisti sanitari che, davanti all’atteggiamento di chiusura delle loro ex aziende, sono riusciti ad ottenere in tempi brevi transazioni soddisfacenti e, nei casi dove non è stato possibile l’accordo, sentenze ampiamente favorevoli, con conseguente riconoscimento di ottimi riscontri economici. Grazie ai successi ottenuti nelle procedure conciliative e nelle cause patrocinate dai legali del network di Consulcesi (tra le tante, si segnala Tribunale di Roma, Chieti, Macerata), i clienti hanno già ricevuto indennizzi che vanno dai 20mila agli oltre 55mila euro per ciascuna posizione, con l’ulteriore rimborso delle spese di lite sostenute per la difesa, e fino ad ora sono stati recuperati oltre 250mila euro.
“La categoria sanitaria è una delle più colpite in tema di mancato pagamento delle ferie maturate e non godute dopo la fine del rapporto di lavoro – commenta Simona Gori, responsabile Consulcesi Club – Proprio per questo l’offerta Consulcesi Club 2024, una rinnovata soluzione digitale personalizzata, contiene un servizio appositamente pensato per questa necessità”.
Per tutti i clienti di Consulcesi Club che hanno stipulato un contratto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale, attualmente cessato per dimissioni, pensionamento o altro, con un residuo di ferie non godute nel corso del rapporto, viene offerta gratuitamente una dettagliata consulenza legale, con valutazione dei presupposti per la presentazione della domanda di monetizzazione e relativa quantificazione economica del credito potenzialmente reclamabile. Inoltre, per i clienti Club è disponibile un tool di facile utilizzo che calcola l’indennizzo dovuto per i giorni di ferie non goduti. In Consulcesi Club, oltre ai servizi legali su un
ampio raggio di problematiche professionali, sono disponibili oltre 300 Corsi Ecm studiati per ogni medico e professionista sanitario. Inoltre, accesso libero alla prestigiosa banca di articoli scientifici Pubmed.
Consulcesi con Street Child contro povertà educativa in Liberia
L’istruzione è ancora un sogno per centinaia di bambine e bambini di Fahn Jack, come di tantissime altre comunità rurali della Liberia. È per contribuire a cambiare questa realtà e alla costruzione di un futuro migliore e sostenibile che Fondazione Consulcesi ha deciso di supportare Street Child Italia nella realizzazione di una nuova scuola nella contea di Margibi. “Che si tratti di istruzione primaria per bambini e persone svantaggiate della nostra società – afferma Silvia Superbi, direttrice di Fondazione Consulcesi – o di aggiornamento specialistico dedicato ai professionisti del settore salute, la formazione è da sempre una colonna portante della nostra idea di assistenza e sostegno. Siamo infatti convinti che per migliorare la qualità della vita di tutti sia necessario partire dall’educazione, unica vera finestra sull’emancipazione e sull’empowerment delle comunità più fragili”.
A distanza di 20 anni dalla fine della sanguinosa guerra civile (1980-2003) che ha causato oltre 200mila vittime e la distruzione di tre/quarti delle scuole del Paese – spiega una nota – gli abitanti della Liberia, frammento d’Africa occidentale affacciato sull’Atlantico, stanno dimostrando una “straordinaria resilienza”. Tuttavia, come ricorda l’Organizzazione delle nazioni unite (Onu), nel Paese “la povertà rimane alta, così come le disuguaglianze di reddito e di genere, mentre si stima che il 57% di bambini e bambini in età scolare restano esclusi dal sistema educativo”.
La situazione delle ragazze “è particolarmente compromessa – spiega Andrew Tehmeh, Country Director per Street Child in Liberia – matrimoni precoci e gravidanze in età adolescenziale sono all’ordine del giorno, sia come risultato dei traumi subiti durante il conflitto che degli abusi perpetrati. Nella comunità di Fahn Jack, come in molte altre comunità rurali del Paese, le giovani donne vogliono avere un’istruzione e costruire un futuro migliore per sé e per i propri figli, ma sono costrette a lavorare nelle piantagioni di gomma per sostenere l’economia della famiglia”.
Oltre alla nuova scuola – con 3 classi da 20 alunni ciascuna che dovrebbe essere pronta tra 3 mesi – Fondazione Consulcesi sosterrà l’acquisto dei materiali didattici e della formazione degli insegnanti, in linea con la sua mission di supportare lo sviluppo attraverso un’istruzione di qualità, e con il più ampio progetto portato avanti da Street Child nella comunità liberiana. Qui l’organizzazione non governativa, parte della rete internazionale Street Child, si occupa infatti di sostenere l’istruzione di donne e bambini anche attraverso il sostegno economico alle famiglie, promuovendo il reperimento dei redditi con diverse attività come il prestito di semi o il programma Fbs (family business scheme) e fornendo sostegno economico e formazione alle famiglie per la creazione di un piccolo business che miri a diventare autosufficiente.
“Con Street Child – sottolinea Simone Colombati, presidente di Fondazione Consulcesi – condividiamo non solo il sostegno all’infanzia attraverso il contrasto alla povertà educativa ma ritroviamo i valori e gli obiettivi che da sempre guidano anche il nostro operato, primo fra tutti realizzare progetti che abbiano continuità nel tempo”. A tale proposito, “la comunità e le istituzioni locali – aggiunge Roberta Giassetti, direttrice di Street Child Italia – sono attivamente coinvolte, sia nello sviluppo che nell’implementazione del progetto. Grazie alla partnership con il ministero dell’Educazione, dopo il primo anno di attività, la scuola ormai ‘andata a regime’ diventerà parte della politica pubblica e saranno proprio gli enti locali a gestirla”.
Fondazione Consulcesi – conclude la nota – nasce per sostenere le necessità dei più fragili sia attraverso la realizzazione di attività proprie, sia in collaborazione con altri soggetti istituzionali, promuovendo l’interazione tra Terzo Settore e mondo imprenditoriale. Tra i più recenti progetti dedicati al sostegno dell’infanzia e all’inclusione sociale ci sono: quello realizzato con l’Associazione Divertitempo dedicato ai bambini con disabilità e bisogni speciali e quello contro la povertà educativa di bambini e adolescenti attivo a Tirana. Accanto a questi la Fondazione è al fianco dei più vulnerabili attraverso la formazione dei professionisti e il sostegno ai sistemi sanitari, per contribuire ad annullare le disuguaglianze nell’accesso alle cure e vedere finalmente riconosciuto a tutti il fondamentale diritto alla salute con attività come l’Unità mobile attiva su Roma che offre un servizio di assistenza sociosanitaria per soggetti fragili e senza fissa dimora e le ormai innumerevoli missioni in Eritrea in ambito urologico, pediatrico e nefrologico – interventista e della terapia dialitica.
Consulcesi – Massimo Tortorella
Inquinamento: in Veneto si risveglia l’“eco- coscienza”, in 6 mesi oltre 73mila richieste all’azione collettiva Aria Pulita
Venezia, oltre a essere tra le province “fuorilegge” per la qualità dell’aria, è anche la città veneta dove è più forte il desiderio di cambiamento. Massimo Tortorella, presidente Consulcesi: “Il coraggio dei cittadini veneti sia d’esempio per stimolare le istituzioni a politiche ambientali più incisive e lungimiranti”
L’aria che si respira in Veneto inizia a pesare anche sulla coscienza dei suoi abitanti. Dopo aver segnato il triste primato di area tra le più inquinate in Europa, il Veneto è anche tra le regioni italiane in cui il sentimento di “eco-coscienza” sembra essere più forte e solido che in altre parti del nostro paese. Da giugno ad oggi sono oltre 73mila i residenti del Veneto che hanno palesato il proprio interesse all’azione collettiva Aria Pulita, portata avanti dal team di legali di Consulcesi. In particolare, da Venezia, tra le province venete “fuorilegge” secondo le rilevazioni dell’ultima indagine europea del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus, sono arrivate quasi 17mila dimostrazioni di interesse all’iniziativa legale targata Consulcesi. “È un chiaro segnale che in Veneto l’aria sta cambiando e non mi riferisco a quella che i residenti della regione respirano, che continua a essere tra le peggiori d’Europa, ma alla maggiore attenzione e consapevolezza dei potenziali danni derivanti dall’inquinamento atmosferico”, commenta Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Group. Il risveglio dell’eco-coscienza è diventato ancora più evidente negli ultimi due mesi, il periodo in cui sono state registrate il maggior numero di richieste di “aiuto” all’azione collettiva Aria Pulita: in 60 giorni i legali di Consulcesi hanno raccolto ben 49.500 “SOS”, di cui quasi 11mila provenienti solo da Venezia.
Il Veneto è tra le regioni italiane che ospita più comuni e città candidabili all’azione collettiva Aria Pulita. Sono infatti 436 i comuni veneti eleggibili per l’iniziativa legale tra i 3.384 comuni e città italiane totali individuate dal team di Consulcesi tra quelli per i quali la Corte di Giustizia Europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono all’incirca 4,4 milioni i cittadini veneti costretti a respirare aria cattiva e potenzialmente dannosa per la loro salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento alla Stato, aderendo all’azione collettiva Aria Pulita di Consulcesi.
“Dal risveglio dell’eco-coscienza all’azione il passo è breve”, evidenzia Tortorella. “Nei prossimi mesi ci aspettiamo un vero e proprio boom di adesioni dal Veneto che, insieme alle altre aree ricomprese nella Pianura Padana, hanno pagato e continuano a pagare il prezzo più alto di politiche ambientali e sanitaria poco lungimiranti”, aggiunge. La miccia del cambiamento sembrerebbe dunque essersi accesa in quasi tutte le province venete. “Il coraggio con cui i nostri concittadini del Veneto si stanno facendo avanti mostrando il proprio interesse verso iniziative come Aria Pulita può essere un esempio concreto di come si può e si deve fare pressione tra i decisori politici affinché affrontino, una volta per tutte, il problema dell’aumento di emissioni inquinanti nell’atmosfera e della conseguente scarsa qualità dell’aria in Italia”, conclude il presidente di Consulcesi.
Per aderire all’azione collettiva, basta dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per scoprire se e come partecipare all’azione collettiva, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria Pulita: www.aria-pulita.it.
Pharma Data Factory presenta BeST: svolta epocale per il monitoraggio dei consumi in farmacia attraverso dati ufficiali di sell-out delle farmacie italiane
Nasce Pharma Data Factory e presenta “BeST, Beyond Sell-out Trend,” soluzione all’avanguardia progettata per rivoluzionare il monitoraggio dei consumi farmaceutici e l’analisi dei dati di performance e di vendita. Pharma Data Factory, con BeST, vanta in assoluto la banca dati più puntuale ed estesa del mercato, con il 95% di farmacie monitorate grazie alla rilevazione dei consumi reali dei farmaci in Italia. Questo è possibile grazie all’entrata in vigore dell’articolo 34 del decreto-legge 73/2021, il provvedimento che ha definito un
nuovo flusso di raccolta dati per il monitoraggio puntuale di tutte le movimentazioni dei farmaci venduti tramite le farmacie italiane, ma grazie anche alle partnership con Federfarma e Assofarm.
Di particolare interesse è la pronta messa a disposizione ad AIFA, AGENAS, Ministero della Salute, Ministero dell’Economia, ISTAT e ISS, dei dati di dispensazione previsti dall’art. 34, così confermando il ruolo centrale
di Federfarma e Assofarm nella proficua interazione con l’Amministrazione pubblica.
La copertura tendenzialmente censuaria ha inoltre permesso la costruzione di geografie territoriali molto capillari: da 3.640 GeoCluster, aggregabili in 720 distretti, 107 province e 20 regioni; il metodo innovativo di aggregazione geografica, che combina i dati delle sezioni di censimento ISTAT e la geolocalizzazione di ogni singola farmacia, rendono BeST il nuovo standard di mercato per la misurazione dei consumi in farmacia.
Questa innovativa soluzione permette di perfezionare l’efficacia delle strategie commerciali, consentendo decisioni basate su dati di sell-out puntuali e completi, e offre informazioni accurate per ottimizzare la gestione delle risorse, migliorando la distribuzione dei prodotti farmaceutici con un impatto diretto e
positivo sui pazienti. Le partnership, avviate già nel corso del 2021, con Federfarma e Assofarm rappresentano l’elemento chiave
dell’offerta di Pharma Data Factory, leader per l’accesso e la diffusione dei dati attraverso un’offerta tecnologica altamente innovativa. Come racconta il Ceo Giorgio Cenciarelli: «Siamo in grado di offrire una misurazione del mercato in farmacia basata sui dati di vendita e dispensazione effettiva dei farmaci, in
alternativa ai dati oggi maggiormente utilizzati dalle aziende che si basano sui dati di acquisto delle farmacie».
«Attraverso l’efficace implementazione dell’offerta tecnologica – dichiara il Presidente di Federfarma, Marco Cossolo – sarà senz’altro possibile rafforzare i programmi di sorveglianza epidemiologica e garantire l’aderenza alla terapia farmacologica, così come previsto proprio dall’articolo 34, e ciò a tutto vantaggio
della cittadinanza e del Servizio sanitario nazionale».
«Ritengo – dichiara il Presidente di ASSOFARM, Venanzio Gizzi – che sia veramente essenziale, a garanzia degli interessi della sanità nazionale, un efficace monitoraggio dei consumi in farmacia che con le moderne
soluzioni tecnologiche possiamo finalmente realizzare».
Nel posizionamento e nella proposizione di questo innovativo patrimonio di dati è strategica la partnership con Homnya (gruppo Consulcesi), player che vanta una vasta conoscenza del mercato farmaceutico e che metterà a disposizione di Pharma Data Factory il set di risorse, asset e competenze per informare,
comunicare e promuovere questa straordinaria novità, accelerando l’adozione della soluzione BeST come nuovo standard di mercato per tutte le aziende farmaceutiche.
Il Direttore Generale di Homnya Alessia Palluzzi commenta: «Una sfida raccolta con grande determinazione da Consulcesi Homnya che, forte del know-how e dell’expertise maturato sul campo e della profonda conoscenza dei bisogni del target di riferimento, è pronta ad affiancare Pharma Data Factory nel
raggiungere i nostri clienti e portare sul mercato questa grande innovazione, evidenziando le straordinarie potenzialità del dato “pressoché censuario” di sell-out».
Per saperne di più, visita il sito www.pharmadatafactory.com
Fondazione Consulcesi e Divertitempo: alla scoperta della street art
Prosegue il progetto di ‘inclusione a due vie’ realizzato da Fondazione Consulcesi e l’Associazione Divertitempo. Questa volta, il viaggio “Insieme nella Storia” fa “un’insolita tappa” nella più contemporanea arte romana della Street Art
Quando si pensa a Roma, la mente corre subito ai suoi antichi monumenti, ai suoi tesori storici e alle sue opere d’arte rinascimentali. Tuttavia, negli ultimi anni, la Città Eterna sta emergendo come uno dei centri europei più importanti di Street Art, tanto da farla eleggere Capitale Europea di questa forma d’arte urbana grazie a i suoi oltre 350 murales.
“La Street Art è ancora troppo spesso sottovalutata e associata a giovani ribelli, quasi sovversivi. In realtà, come stiamo scoprendo sempre più anche in Italia, questa forma d’arte è, tra le tante cose, tra le aggregative e comunicative”, spiega Silvia Mortari, direttrice insieme a Lavinia Lais dell’associazione
culturale Art-Club che da anni ormai accompagna i ragazzi di Divertitempo nelle visite guidate come quelle organizzate con Fondazione Consulcesi nell’ambito del progetto “Insieme nella Storia. Roma tra passato, presente e futuro”.
Verso un’arte più inclusiva ed accessibile
La scelta di dedicare un appuntamento del progetto di ‘inclusione a due vie’, che vede bambini e ragazzi con disabilità e bisogni speciali insieme ai figli dei dipendenti Consulcesi alla scoperta della storia e dell’arte romana, è legata ad una molteplicità di ragioni. Agli organizzatori dell’evento infatti, questa forma d’arte sta particolarmente a cuore perché è tra le più accessibili, inclusive e partecipative. “Pensiamo sia fondamentale lavorare e promuovere un’arte, e una società nel suo complesso, che favorisca l’uguaglianza, dal punto di vista della partecipazione, come anche della rappresentazione e dell’accesso a
questa”, aggiunge il Presidente di Fondazione Consulcesi, Simone Colombati.
“Mentre c’è sicuramente molta strada ancora da fare, in Italia come nel resto del Mondo, prima di vedere un’ampia diffusione di un’arte davvero inclusiva, in grado di dare spazio a tutti gli individui e di valorizzare a pieno le diversità, grazie ai murales sempre più persone, di tutte le età ed estrazioni sociali, si stanno avvicinando all’arte”, aggiunge la Mortari.
“Inoltre – prosegue la direttrice di Art-Club – la Street Art sta contribuendo sempre più a creare coesione sociale. Basti pensare ai tanti progetti di riqualificazione urbana affidati ad artisti anche esordienti, studenti e volontari, dai piccoli borghi alle grandi città, che permettono di dare nuova vita a luoghi e storie, rendendo i cittadini protagonisti e l’arte parte della loro quotidianità”.
L’uscita di Fondazione Consulcesi e Divertitempo tra la Street Art di Ostiens
È partito, non a caso, dal Quartiere Ostiense il tour dei giovani esploratori guidati da Art-Club domenica 25 settembre. Questo quartiere romano infatti, oltre ad essere stato il primo della Capitale dove la Street Art si è diffusa in maniera legale e in formato “super size”, è considerato il più famoso “Street Art district”
d’Italia.
“Dai 27 volti giganteschi che giocano con l’architettura del palazzo dell’Aeronautica militare al Wall of Fame di JB Rock, fino all’Hunting Pollution, il più grande murales d’Europa realizzato con pitture ecosostenibili, in grado di purificare l’aria, ogni ragazzo è stato affascinato da opere d’arte diverse ma tutte
sono state accolte con grande curiosità ed entusiasmo”, racconta Silvia Superbi, Direttrice di Fondazione Consulcesi.
“La visita è stata all’insegna dell’esplorazione del quartiere, dal suo passato industriale ad oggi, tra le opere di artisti come Sten Lex, Blu, Clemens Behr, Momo, Andreco, Martina Merlini, Tellas e molti altri che hanno restituito nuova vita e vitalità ad edifici dei primi del Novecento, reinventandoli totalmente e rendendoli unici”, aggiunge la Direttrice.
Come confermato dalle reazioni positive dei ragazzi all’uscita, “l’esplorazione della Street Art non consiste semplicemente nell’esaminare le creazioni degli artisti, ma è parte fondamentale anche l’interazione che si verifica con lo spazio urbano in cui queste opere vengono collocate, come anche con le persone che le
vivono”, conculde Silvia Mortari. “Abbiamo osservato e conosciuto insieme zone, murales e artisti spesso passati inosservati, scoprendo qualcosa di nuovo sulla nostra città, su nostri stessi e sugli altri, in linea con l’obiettivo che questo progetto di inclusione sociale, evento dopo evento, porta avanti”.
La ragazza di Asmara salvata dall’urologo italiano in missione in Eritrea
VIDEO – https://www.sanitainformazione.it/mondo/la-ragazza-di-asmara-salvata-
dallurologo-italiano-in-missione-in-eritrea/
“Asmara è una città costruita da donne che desideravano la pace e l’armonia” racconta lo scrittore eritreo Issayas Tesfamariam. Eppure, al giorno d’oggi la condizione femminile nel Paese africano ancora non è delle migliori, come testimonia Arturo Carluccini, medico volontario della Onlus As.Me.V. Calabria, di ritorno dalla sua terza missione parte del Progetto Eritrea. Questo, sostenuto dalla Fondazione Consulcesi, è volto a favorire lo sviluppo sanitario nel Paese attraverso non solo visite specialistiche e interventi chirurgici ma
anche attraverso la formazione di medici e operatori locali, come raccontato più approfonditamente da Carluccini prima della missione di maggio.
È proprio nel corso dell’ultimo viaggio in Eritrea che l’urologo romano si è trovato alle prese con un episodio spiacevole, finito però bene grazie alla grande opera di mediazione interculturale, costantemente necessaria in ambito sanitario e soprattutto nelle missioni all’estero per poter assistere al meglio tutti i
pazienti.
“C’era una ragazza di quindici anni affetta da coliche renali destre recidivanti. Dopo averla visitata, mi sono accorto che era un monorene congenito e questo monorene era affetto da una sindrome del giunto. Il giunto pielo-ureterale è una situazione in cui la pelvi renale quando si attacca l’uretere vi viene stretta o da
fattori esterni o da malattia tipica interna – ricorda Carluccini – Una situazione seria, che necessitava di un’operazione per permettere al rene di scaricare e quindi far passare la colica. Le ho così proposto l’intervento ma si è intromesso il padre che ha detto di no, portandola via con fare anche un po’ violento”.
“Dopo due giorni, me la sono trovata in sala operatoria quella ragazza. Joseph, il primario di chirurgia dell’Ospedale di Asmara, aveva capito la gravità della situazione e sapeva che andando avanti, nel giro di qualche anno sarebbe andata in dialisi e avrebbe perso il rene, ovviamente. Il primario è riuscito a
convincere il padre e quindi l’abbiamo operata”, conclude allora Carluccini con un sorriso di sollievo. “A fine intervento, c’era il padre fuori dalla sala che mi ha visto, si avvicinato e mi ha ringraziato con un sorriso – aggiunge l’urologo alla sua terza missione in Eritrea – possiamo avere culture differenti certo, ma sono
fiducioso che alla fine gli uomini grazie alla loro intelligenza riescono a trovare un punto d’incontro su ciò che davvero conta”.
Come ha iniziato a partecipare alle missioni in Eritrea sostenute da Fondazione Consulcesi e come è avvenuto l’incontro con gli altri suoi compagni di viaggio?
Sono stato contattato dal Presidente As.Me.V. Roberto Pititto, il nefrologo che ha istituito la dialisi in Eritrea tanti anni fa. La storia la conosco poco perché sono volontario da tre anni quando il mio predecessore Salvatore Galanti, grandissimo urologo, purtroppo è venuto a mancare e allora, attraverso amici, sono stato contatto. Ho accettato subito, ben volentieri, perché è una cosa che mi ha entusiasmato fin dall’inizio.
Che cosa la spinge a fare questo tipo di missioni?
C’è una soddisfazione professionale e c’è una “soddisfazione umana”. Perché si dà una mano a queste persone che non hanno la specialistica lì. I chirurghi locali sono bravi, ci tengo a dirlo. C’è Josef che è bravissimo, ma è un chirurgo generale, quindi gli manca la specialistica. Il chirurgo generale che lavora in Eritrea vede delle patologie che forse qui in Italia non si vedono più e ha da fare degli interventi importanti, ma sempre di chirurgia generale. Quando si va sulla specialistica deve arrangiarsi, quindi ha bisogno di qualcuno che lo spalleggi. Io sto lì per questo.
Ci racconta la sua permanenza tipo? Lei va due volte l’anno, giusto? Si, vado insieme a Francesco Zappone, tecnico volontario anche lui dell’ AsMev Onlus, e ci organizziamo in questo modo: arriviamo il venerdì in mattinata, in modo tale che ci sistemiamo ad Asmara e ci organizziamo così che il sabato mattina faccio tutte le visite ai pazienti che sono lì ad aspettare purtroppo. Nell’ultima
missione sono state una cinquantina di visite. Poi programmo tutti gli interventi della settimana ed eventualmente qualche ulteriore piccola analisi perché di solito il 90% viene con delle antiche radiografie – noi ce la caviamo con un ecografo, cerco di lavorare sulle diagnosi, in modo tale da poter programmare poi gli interventi. La domenica l’ospedale è semi chiuso e si ricomincia lunedì verso le nove del mattino e quando si finisce si finisce, anche perché spesso quando si finisce in sala ci sono altre visite da fare, in quanto viene gente dai villaggi. Come mi dice Naib, che sarebbe il mio traduttore perché conosce tigrino,
inglese e italiano, c’è gente che viene da lontano e molte volte ha l’autobus una volta a settimana. Non posso non visitarli.
Lei ci ha detto che cosa dà, ma che cosa prende ogni volta che va in missione.
I ringraziamenti, gente che mi saluta volentieri, che mi ringrazia. È una cosa semplice, è questo il volontariato. Quindi se uno vuole fare questo lavoro deve avere la volontà, lo dice la parola stessa. Non è niente di speciale, uno si deve sentire bene a fare una cosa del genere e non dovrebbe mai sentirlo come
un peso – anche se in effetti la famiglia può diventare un pochettino un deterrente; ma alla fine parliamo di due, tre missioni all’anno, per una quindicina di giorni, quindi penso sia un sacrificio più che fattibile.
Dott. Carluccini, come supera il gap culturale e linguistico che trova in Eritrea? Quindi come fa a relazionarsi ai medici locali?
I medici locali parlano inglese, io no ma ho Naib, questo ragazzo che ci aiuta e che conosce tre lingue, quindi ci traduciamo in continuo. Poi ogni tanto qualcuno accenna anche qualche parola in italiano – perché qualcuno lo parla, anche tra i pazienti. C’è stata per esempio una signora che aveva accompagnato
sua figlia e mi spiegava tutto, quello che era successo, tutte le sue esperienze italiane…Quindi era stato facile comunicare. Poi quando arrivano pazienti che parlano soltanto tigrino c’è Naib che mi traduce tutto, tant’è che per strada, quando lo incontrano, alla fine lo chiamano dottore.
Ha qualche altra storia che le è rimasta dentro? Che l’ha colpita particolarmente qualche persona che ha incontrato lì in Eritrea durante una delle missioni in questi tre anni?
Tutti i pazienti hanno una storia dietro. Purtroppo, quando ne devo visitare cinquanta mi concentro sull’aspetto medico, ma dopo eventualmente, quando li rivedo post operazione, mi raccontano le loro storie e conosci realtà completamente differenti da quelle che viviamo noi. Una cosa che ti colpisce è la
serenità di queste persone nella sofferenza e nella difficoltà, ti arricchisce. Alla fine, torni qui e vedi quanta importanza si dà a cose stupide, alle macchine grandi, ai selfie, all’apparenza…
Poi la sera, con Francesco il tecnico di dialisi con cui viaggiamo sempre, andiamo nei locali dove cantano, ballano, ridono, scherzano e vedi parecchie culture: dalla ragazza in short a quella con il burqa. Insomma, c’è di tutto, è molto bello. Io non li ho mai visti litigare, quindi non ho mai visto uno che alzasse la voce. Non
lo so, può darsi che sia stato fortunato, però mi sembra gente serena, nonostante tutto.
Che tipo di sviluppi potrebbe il progetto sostenuto da Fondazione Consulcesi? Per migliorare il futuro, vista anche l’età che ho, c’è bisogno che qualcuno venga ad affiancarmi durante le missioni. L’invito è per chiunque abbia buona volontà: se ci sono colleghi che sentono questa spinta di poter dare una mano giù ad Asmara, che ben vengano!
Medici ex specializzandi, Pagano (FI): “Approvazione Odg sana ingiustizia”
VIDEO – https://www.agenziavista.it/tempo-reale/2023/686834_medici-ex-
specializzandi-pagano-fi-approvazione-odg-sana-ingiustizia/
“Finalmente giustizia ed equità a migliaia di medici discriminati”. L’onorevole Nazario Pagano (FI), commenta così l’approvazione all’unanimità dell’ODG, presentato come prima firmatario, nell’ambito del Dl Infrazioni, votato alla Camera dei Deputati. Il provvedimento mira ad estendere la recente pronuncia della Corte di Giustizia europea e farla applicare in favore di tutti quei professionisti che si sono specializzati in Medicina tra il 1982 ed il 1991 senza ricevere il corretto trattamento economico in violazione delle direttive
comunitarie in materia. L’on. Pagano ha anche anticipato a breve un nuovo provvedimento per gli specialisti 1994-2006 a cui la borsa di studio era stata corrisposta solo parzialmente. La vicenda riguarda decine di migliaia di medici protagonisti di un lungo contenzioso con lo Stato italiano. In loro favore il
network legale Consulcesi ha già ottenuto rimborsi per oltre 600 milioni di euro attraverso le azioni collettive.
Sanità, indagine: 63% medici vorrebbe essere più digitale ma non sa come fare
La digitalizzazione in sanità è un ‘vorrei, ma ho bisogno di supporto’, come emerge dall’indagine ‘Digital Health: attitudini e competenze dei professionisti della salute verso il digitale’, condotta da Consulcesi Group sul proprio database di professionisti sanitari composto da medici, infermieri, psicologi, biologi e altri professionisti della salute. A partire dai dati raccolti, il gruppo ha lanciato una innovativa soluzione digitale,
‘Consulcesi Club’, con news e approfondimenti disponibili h24 su medicina e ricerca, ambiente e salute, sanità digitale, fisco e tasse, norme e diritto, assicurazioni e tutele con formati interattivi e live (podcast, video, guide, infografiche, e-book) e da consultare al bisogno per ripassare le informazioni acquisite negli oltre 300 corsi di formazione Ecm online. Il servizio comprende anche un accesso esclusivo alla banca dati PubMed.
Dall’indagine su 1.300 professionisti sanitari – spiega una nota – emergono 4 profili dei professionisti sanitari e del loro rapporto con la digitalizzazione: ‘sul pezzo’, ‘dipendente’, ‘fuori dal guscio’ o ‘dinosauro’. I profili ‘dipendente’ e ‘fuori dal guscio’ sono il 63% del panel; si caratterizzano per una medio-scarsa dimestichezza con la tecnologia, ma vorrebbero saperne di più. Nel dettaglio, il 34% degli intervistati è definito ‘dipendente’ perché subisce le decisioni della struttura di cui fa parte; il 29% è ‘fuori dal guscio’ perché tende a usare strumenti tradizionali, non è al passo con i tempi, anche se sente il dovere di adeguarsi. Per
questa categoria – evidenzia Consulcesi – sono essenziali corsi di formazione per supportare il processo di digitalizzazione. Solo il 26% dei professionisti sanitari sono ‘sul pezzo’: accolgono la telemedicina come un’opportunità per venire incontro alle esigenze dei pazienti e le altre soluzioni da remoto per aggiornarsi
come professionisti. Tra questi, una percentuale minore (12%) ha skills e autonomia più alte, come ad esempio una gestione smart dello studio medico e delle visite. Questo profilo ama servizi ad alta interattività, con formati innovativi. Infine, solo il 6% rientra nella categoria ‘dinosauro’, perché
particolarmente ostile alle novità e con scarso interesse verso le soluzioni digitali.
I dati del report, inoltre, confermano che ben oltre la metà del campione (circa il 61%) vuole cercare di restare al passo con i tempi, integrando il digitale ai sistemi analogici e tradizionali. A questi si aggiunge un 35% che si dichiara “a proprio agio” con la tecnologia e che spesso viene consultato da colleghi per aiuto. Complessivamente, i medici si confermano inoltre una categoria desiderosa di sapere e appassionata. Il 60% si informa su temi lavorativi e novità per passione e curiosità, mentre una minoranza (16%) lo fa solo quando ha una necessità specifica o per raggiungere gli Ecm. Pochissimi, infine, tendono a non andare oltre il proprio ambito professionale, solo il 7%.
Nel nuovo Consulcesi Club, ottimizzato per una accessibilità da pc, tablet e smartphone – si legge nella nota – ci sono anche servizi di assistenza assicurativa e legale digitale e da remoto, come apprezzate dai medici ‘sul pezzo’ e ‘dipendente’. E ancora, servizi legali con consulenze illimitate in ambito civile, penale, lavorativo e in tema di responsabilità professionale; soluzioni assicurative per tutti gli ambiti, per la professione e la vita privata, e consulenti specializzati a cui rivolgersi in ogni momento. E poi convenzioni esclusive per accedere a servizi legali e assicurativi, viaggi e sport a condizioni vantaggiose. Contenuti dei corsi volti alla digitalizzazione in sanità sono dedicati ai medici definiti ‘fuori dal guscio’, che potranno così ottenere un supporto nel percorso verso la digitalizzazione, così come richiesto dal Pnrr.
La Francia risarcirà le vittime dell’inquinamento, una battaglia anche italiana
Un tribunale amministrativo di Parigi ha condannato lo Stato francese a risarcire economicamente – rispettivamente con tremila e duemila euro – due famiglie vittime di inquinamento atmosferico. Secondo la sentenza, le bronchioliti e le infezioni alle orecchie che hanno colpito ripetutamente i loro due bambini nei
primi due anni di vita – entrambi residenti vicino al Boulevard Péripherique, strada circolare e a scorrimento veloce che circonda la capitale – sono in parte colpa dell’Amministrazione centrale. Questa non avrebbe rispettato le norme sanitarie permettendo alle soglie di inquinamento di essere più volte
superate.
«È la prima volta in Francia, e probabilmente in Europa, che la giustizia riconosce un danno in relazione alla mancata garanzia da parte dello Stato di aria salubre e ne chiede il risarcimento», hanno commentato a Le Monde Hermine Baron e François Lafforgue, i legali delle famiglie. In altre parole, prima d’ora non era mai stato stabilito un nesso di causalità tra la colpa dello Stato e le malattie dei denuncianti. L’iter per arrivare fino a qui è stato comunque piuttosto complicato – motivo per cui è impensabile che tutte le famiglie con
figli che soffrono di malattie respiratorie possano ottenere un risarcimento simile. Affinché quest’ultimo sia concesso, infatti, è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti, tra cui perizie mediche chiare e complete sul legame tra malattia e inquinamento atmosferico.
Le aree francesi più densamente popolate soffrono ancora di scarsa qualità dell’aria. Questa, a Parigi ad esempio, è stata classificata come “non buona” in circa il 20% dei giorni nel 2020. In generale, si stima che l’inquinamento atmosferico in tutto lo Stato causi più di 17.000 morti all’anno, cioè il 3% di tutte le persone decedute nel Paese nel 2019. E «con ben 60 mila morti premature attribuibili all’inquinamento ogni anno, l’Italia è il prossimo paese ad essere inondato di azioni legali in cui lo Stato dovrà risarcire i cittadini e rendere conto dei danni causati dallo smog», ha commentato Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi, l’azienda che offre supporto consulenziale per i professionisti sanitari.
Tant’è che nel maggio del 2022 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato il nostro Paese – per l’ennesima volta – per il livello di inquinamento atmosferico, accogliendo un ricorso della Commissione europea riguardante il mancato rispetto del valore limite fissato per il biossido d’azoto nell’aria, definito
“sistematico e continuativo”. L’Italia è stata anche bacchettata per non aver preso misure adeguate al fine di garantire il rispetto di tale limite in particolare in metropoli quali Brescia, Milano, Bergamo, Genova, Roma, Firenze e Torino. A tal proposito, in quest’ultima città, lo scorso novembre, una famiglia ha intentato
un’azione civile contro la regione Piemonte per i problemi polmonari cronici di cui soffre il figlio di sei anni, esposto fin dalla nascita a livelli fuorilegge di polveri sottili, in una delle città più inquinate d’Europa.
Violenze a operatori, dal 2021 boom richieste di aiuto a Consulcesi
“Il periodo 2021-2022 per gli operatori sanitari” vittime di aggressioni “è stato un biennio nero e i primi mesi di quest’anno non sembrano aver segnato un cambio di tendenza. Sono aumentate dal 40% al 50% le segnalazioni e le richieste di aiuto che arrivano ai legali di Consulcesi”. Così Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, in occasione della Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari (12 marzo), fenomeno sempre più preoccupante. “Per celebrarli, dobbiamo proteggerli”, è il messaggio lanciato da Tortorella che ricorda quanto lavoro ci sia dietro il telefono rosso 800.620.525,
attivato dal 2020 quale supporto specializzato per tutti i lavoratori della sanità che hanno subito delle aggressioni e non sanno come tutelarsi.
“Ci chiedono suggerimenti e consigli per tutelarsi dinanzi a situazioni che possiamo definire ‘borderline’ – segnala Tortorella – Molti lavorano nonostante la paura e vogliono capire quali strumenti hanno a disposizione per difendersi da eventuali attacchi verbali o addirittura fisici”.
Consulcesi – riporta una nota – mira a sostenere e supportare gli operatori sanitari ai primi segnali di rischio, prima cioè che diventino protagonisti dei tristi eventi di cronaca che si leggono ormai quasi ogni giorno sui giornali. “In quest’ottica stiamo continuando a investire per ampliare il catalogo di formazione Ecm dedicato al counselling – sottolinea il presidente – e al rapporto medico-paziente, convinti dell’importanza di imparare a gestire e disinnescare situazioni complesse e complicate prima che degenerino”. Nel frattempo
Consulcesi, che ha accolto positivamente l’annuncio dell’apertura di presidi di polizia negli ospedali, nonché l’ipotesi di rivedere i calcoli per il fabbisogno di medici, si impegna ancora una volta a seguire e a monitorare affinché vengano rispettati gli impegni presi: “Il nostro impegno, che è poi da sempre la nostra
vocazione – conclude Tortorella – è quello di aiutare e sostenere chi ogni giorno si prende cura di noi e dei nostri cari”.