PIÙ PRODUTTIVI E FELICI, CONSULCESI: SMART WORKING PER SEMPRE

Il presidente Massimo Tortorella: “Maggior equilibrio tra orario di lavoro, cura di sé e gestione della famiglia. Molto prima di Google, Consulcesi ha predisposto un sistema per facilitare lo smart working”

Le aziende che hanno deciso di proseguire questa modalità dopo la pandemia sono il 55% in Italia 

Applicativi e formazione dei dipendenti per garantire la sicurezza informatica in Consulcesi

Roma, 19 agosto 2021 – Dopo un anno di smart working, ogni azienda ha avuto modo di sperimentare questa nuova modalità lavorativa incentivata dalle misure emergenziali adottate a causa della pandemia. Non vi è alcun dubbio che l’attività lavorativa da remoto abbia comportato, oltre ai benefici relativi alla tutela della salute dei dipendenti, un maggior equilibrio tra le esigenze legate al lavoro e quelle inerenti la cura e la gestione della famiglia (work life balance).

Le aziende che, dopo il lockdown, hanno deciso di mantenere in piedi questa nuova organizzazione del lavoro sono circa il 55% in Italia. 

Anche Consulcesi Group, realtà da oltre venti anni punto di riferimento per i professionisti sanitari, sceglie di far divenire la modalità lavorativa dello smart working consuetudine. L’azienda, infatti, ha deciso di adottare lo smart working senza riserve nonostante la stessa normativa sia ancora “work in progress” e questo con lo scopo di dare certezze ai lavoratori e permettere loro di poter pianificare con serenità la propria vita. 

Da sempre crediamo che il benessere psico-fisico dei nostri dipendenti sia fondamentale, per questo abbiamo deciso di utilizzare la modalità lavorativa dello smart working, con uno-due rientri settimanali ma molta flessibilità. Dedicare del tempo a se stessi, ed a i propri cari, è indispensabile e permette ad ogni singola persona di trovare il proprio equilibrio e di dosare meglio le proprie energie anche nel lavoro. All’interno dell’azienda, molto tempo prima della pandemia, avevamo messo a disposizione delle aree relax e anche una palestra – chiusa proprio a causa del Covid – proprio per permettere ai nostri dipendenti di poter avere cura del proprio benessere fisico che, ben presto si trasforma in benessere emotivo. Molto prima di Google, come annunciato in questi giorni dal colosso, Consulcesi ha predisposto un sistema per facilitare lo smart working”, dichiara ancora Massimo Tortorella presidente di Consulcesi. 

Anche per Consulcesi, come per altre aziende, il lavoro da remoto rappresenta un elemento innovativo per lo sviluppo aziendale, un nuovo modo di condividere gli obiettivi professionali e rendere tutti più responsabili del proprio lavoro al fine di raggiungere un risultato collettivo. 

Altro aspetto fondamentale che ha permesso la transizione al modello smart working è stato l’investimento dell’azienda in sicurezza informatica. Consulcesi ha messo a punto un sistema che dota tutti i device (smartphone, pc, tablet..) da remoto delle medesime garanzie e protezioni e che consente quindi ad ogni dipendente di lavorare come se fosse in azienda. Altro punto, – visto che la sicurezza informatica è data anche dal comportamento virtuoso del dipendente in rete, – è stato l’investimento in formazione, come da DNA dell’azienda. Dall’inizio del 2021, i dipendenti hanno seguito corsi di formazione specificatamente dedicati al tema sulla cyber sicurezza. 

È importante, dunque, investire nelle persone e ragionare sulle competenze, ma anche continuare ad investire sull’innovazione, perché se questo da un lato porta con sé occupazione, dall’altro favorisce quella transizione ecologica che rappresenta il tema centrale del G20. 

“Noi, nel nostro piccolo, abbiamo ormai da anni abolito l’utilizzo della plastica monouso in azienda e con orgoglio possiamo dire di essere una azienda plastic free. Lo smart working, oltre a contribuire ad innovare il mondo del lavoro, è anche una scelta eco-sostenibile perché riducendo drasticamente gli spostamenti delle persone contribuisce alla svolta green che tutti auspichiamo arrivi il prima possibile”, conclude Tortorella.

Vertenza ex specializzandi: si allunga la striscia vincente in Tribunale

Stato condannato a pagare altri 5 milioni ad altri 200 medici

Altre 4 sentenze positive dopo le 3 delle scorse settimane per le azioni lanciate da Consulcesi 

Una recente pronuncia del Tribunale di Firenze raddoppia i rimborsi per ogni anno frequentato e allunga i tempi per la prescrizione.

Avv. Tortorella (Consulcesi): “Affermate le tesi che Consulcesi ha sempre portato avanti con il parere pro-veritate del presidente Di Amato”

Roma, 22 giu. Se fosse una partita di calcio la questione dei medici ex specializzandi sarebbe così: in una metà campo, lo Stato gioca in difesa con un contenzioso medici-Stato insoluto che dura da anni, dall’altro lato gli ex specializzandi nei Tribunali come la nazionale di Mancini attaccano e vincono a punteggio pieno. E quindi, mentre l’accordo transattivo si fa attendere, continua la sequenza di vittorie in favore dei medici ex specializzandi. Alle tre sentenze positive annunciate dal network legale Consulcesi qualche settimana fa che restituivano 4 milioni di euro a 164 medici, si aggiungono altre quattro sentenze in favore di circa 200 medici. “Ancora una volta, – commenta il legale di Consulcesi – il tribunale di Roma condanna la presidenza del Consiglio dei Ministri a pagare quasi 5 milioni di euro ai medici che si erano specializzati negli anni dal’83 al 91 per la mancata attuazione di direttive comunitarie e per il mancato riconoscimento dell’adeguata remunerazione durante i corsi di specializzazione”.  

Nell’ultimo mese e mezzo sono state 7 le pronunce positive a favore dei professionisti tutelati da Consulcesi, network legale che su questa vertenza ha già ottenuto più di mezzo miliardo a favore dei suoi assistiti. A questi medici, durante la specializzazione, sostanzialmente non era stata riconosciuta la corretta remunerazione in violazione delle direttive comunitarie in materia. Una pesante ingiustizia, subita solo dai medici italiani nel periodo compreso tra il 1978 ed il 2006. 

Queste sentenze seguono una recente pronuncia del tribunale di Firenze che modifica il quadro giurisprudenziale in favore dei medici. In particolar modo, il Tribunale toscano afferma che la prescrizione non può iniziare a decorrere – come Consulcesi aveva sempre affermato – finché permane l’elemento di incertezza in ordine ai criteri di riconoscimento dei diritti in favore dei medici. 

Altra novità è in ordine al quantum risarcitorio a cui hanno diritto i medici che si erano specializzati negli anni che vanno dal 83 al 91. Il tribunale di Firenze parametra al d. lgs. Del 1991, quindi la norma di attuazione delle direttive, riconoscendo ai medici più di 11 mila euro per ogni anno di specializzazione.

Sugli ex specializzandi l’orientamento giuridico sta cambiando. Sono state affermate le tesi che Consulcesi ha sempre portato avanti con il parere pro-veritate del presidente Di Amato e con la recente pronuncia del Tribunale di Firenze sono stati addoppiati i rimborsi per ogni anno frequentato e allungati i tempi per la prescrizione.

Consulcesi ha messo a disposizione un servizio di consulenza gratuita per avere informazioni sulla possibilità di intraprendere un’azione legale, contattando l’800.122.777 oppure direttamente attraverso il sito www.consulcesi.it.

Ufficio stampa Consulcesi

Covid: terapia domiciliare fondamentale, no a cortisone e antibiotici

Nel corso di formazione professionale Ecm di Consulcesi “La gestione del paziente Covid-19 nel contesto domiciliare” tutte le informazioni più aggiornate con la consulenza di Emanuele Nicastri direttore malattie infettive Istituto Spallanzani di Roma

La gestione del paziente Covid-19 a casa è centrale in questa pandemia, che sta mettendo a dura prova le strutture ospedaliere. Ma per poter sfruttare appieno le potenzialità della medicina territoriale è necessario seguire protocolli standardizzati, omogenei e integrati. Per questo è fondamentale che gli operatori deputati alla gestione del paziente Covid-19 nel domicilio stiano al passo con le ultime – e in continuo aggiornamento – strategie per l’assistenza, il monitoraggio e la cura nel domicilio. È questo l’obiettivo del corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “La gestione del paziente Covid-19 nel contesto domiciliare”.

“La gestione del paziente a casa è fondamentale per ridurre la pressione sugli ospedali”, conferma Emanuele Nicastri, direttore della divisione di malattie infettive ad alta intensità di cura e altamente contagiose dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e docente del corso ECM. “Ma bisogna stare attenti a farlo in maniera appropriata, evitando prima di tutto l’utilizzo di farmaci che andrebbero prescritti solo in ambito ospedaliero”, aggiunge. Eppure, dopo oltre un anno dall’inizio della pandemia, ancora oggi si assistono a prescrizioni mediche inappropriate che, anziché aiutare i pazienti, rischiano di peggiorare la loro situazione. “Bisogna ad esempio evitare di prescrivere cortisone, antibiotici ed eparina come trattamento per la gestione domiciliare del paziente Covid-19”, sottolinea Nicastri. “Abbiamo evidenze – continua – che l’uso di cortisone nel paziente che non ha bisogno di ossigeno è dannoso. Vi è un incremento del 19 per cento della mortalità. Il cortisone, infatti, prolunga la fase virale e nasconde i sintomi. Ci fa perdere di vista il calo di saturazione che è un parametro fondamentale per decidere il ricovero”. Il cortisone rientra infatti nei trattamenti che, nella gestione dell’infezione Covid-19, vanno erogati in ospedale, così come l’eparina. Anche l’antibiotico andrebbe evitato. “Perché dovremmo immaginare una coinfezione batterica in un paziente Covid-19?”, dice Nicastri. “Solo l’8 per cento dei pazienti ha una condizione batterica e a casa questa percentuale è ancora più bassa”, aggiunge.

La gestione del paziente Covid-19 nel domicilio si basa in buona parte su interventi non farmacologici, come indicazioni su stili di vita, modalità di comportamento per l’isolamento, per la respirazione, la quarantena, ecc. I medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, nel momento in cui vengono a conoscenza di un caso tra i propri pazienti devono farsi carico di diversi compiti, nello svolgimento dei quali ha la facoltà di coinvolgere le Unità speciale di continuità assistenziale (USCA), il cui scopo è di operare in collaborazione con i medici di famiglia e pediatri nella gestione domiciliare dei pazienti in quarantena o isolamento.

Il monitoraggio quotidiano a distanza delle condizioni dei pazienti in isolamento è fondamentale, poiché circa il 10-15% dei casi lievi degenerano in forme severe della malattia. Dal canto suo il paziente deve essere anche istruito, laddove possibile, all’automonitoraggio di un parametro importantissimo, cioè quello della saturazione dell’ossigeno, un abbassamento della quale sta a indicare un aumento del decorso negativo della malattia e di prognosi infausta. Assieme alla saturazione, il paziente può verificare anche la frequenza cardiaca.  Tra gli altri interventi a domicilio, oltre ai farmaci deputati al controllo dei sintomi, è raccomandata una buona idratazione e nutrizione, ed eventualmente il paziente può essere istruito alla pronazione per favorire l’ossigenazione.

Consulcesi – Massimo Tortorella

SCUOLA, CONSULCESI: BOOM DI SEGNALAZIONI DOPO CONCORSO STRAORDINARIO INSEGNANTI

Consulcesi attiva lo sportello informativo gratuito su www.ricorsoinsegnanti.it

I primi risultati del concorso straordinario insegnanti non placano gli animi di migliaia di insegnanti il cui destino è appeso a un filo. A due mesi dal termine della prova, sono già centinaia di segnalazioni di irregolarità che si sarebbero verificate nelle diverse sedi d’esame.
È quanto dichiara il team di avvocati di Consulcesi, da oltre 20 anni specialista nei ricorsi di concorsi e test d’ammissione universitaria. “Molti insegnanti, dopo aver partecipato al concorso straordinario docenti, hanno difficoltà a capire chi avrà accesso all’insegnamento di ruolo perché i risultati non sono ancora stati completamente pubblicati. – afferma Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi – Molti docenti, dopo l’esito, hanno avviato il ricorso al Tar e, a seguito di vittoria, sono stati riammessi alle prove suppletive previste per il 14 maggio”.

E a proposito delle presunte irregolarità dichiara: “Le prove si sono ormai concluse eppure, da ogni parte d’Italia, continuiamo a ricevere segnalazioni di irregolarità per mancanza di sicurezza, tastiere non funzionanti, mancata distanza con 20-25 persone in aule piccole e senza alcun controllo della temperatura. A Napoli mancavano sede e commissari d’esame, ed i candidati si sono rivolti ai carabinieri” La confusione generata dal concorso straordinario, svolto a febbraio scorso, sta mettendo a dura prova la pazienza degli oltre 32mila docenti, che a pochi mesi dal rientro tra i banchi di scuola, non sapranno quale sarà il loro destino. A fronte di questa gestione caotica, Consulcesi ha deciso di offrire una consulenza gratuita a tutti gli insegnati che abbiano dubbi rispetto alla regolarità dello svolgimento della prova o in merito agli esiti individuali del concorso. Per richiedere supporto è possibile collegarsi al sito www.ricorsoinsegnanti.it”.

Chi avesse assistito a manifeste irregolarità, – prosegue Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi – non aspetti la pubblicazione dei risultati; contatti subito e racconti la sua esperienza. Si valuterà insieme, a graduatoria pubblicata, la possibilità di intraprendere un ricorso – individuale o collettivo – al TAR per far valere i propri diritti. L’importante è non arrendersi proprio ora, dopo anni in cui si aspettava questa opportunità” conclude Tortorella.

Formazione ECM: la pellicola ‘Covid-19 il Virus della Paura’ la più vista dai medici e operatori sanitari

 Un anno fa, il 30 gennaio 2020 il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò l’infezione da Covid-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Fu l’inizio di un avvenimento che ha sconvolto il mondo, un anno in cui il mondo è cambiato.  

Come sempre al fianco dei medici e degli operatori sanitari, Consulcesi ha documentato quei momenti tragici entrando fin dentro i reparti Covid-19, ascoltando le voci degli scienziati e dei pazienti e le ha raccolte nel primo docufilm formativo gratuito ‘Covid-19 il Virus della Paurahttps://www.covid-19virusdellapaura.com/  dedicato ai medici e agli operatori sanitari, per offrire un’informazione sempre puntuale e aggiornata. Covid-19 il Virus della Paura è stato il corso di educazione continua in medicina più scaricato in assoluto con migliaia di utenti in questi mesi. Patrocinato dal ministero della Salute e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, questa avvincente pellicola aveva un duplice obiettivo: oltre a celebrare i medici eroi e tutti i professionisti sanitari, offre un innovativo strumento attraverso una rielaborazione accurata di quanto accaduto, smontando fake news e teorie antiscientifiche. 

Un successo internazionale, visto che la pellicola è stata tradotta in 5 lingue ed esportata in diversi Paesi del mondo. 

Partendo dal successo del docufilm, la Consulcesi di Massimo Tortorella ha messo a disposizione, sempre gratuitamente per i medici e gli operatori sanitari, un’intera collana dedicata al Covid-19, costituita da e-book, corsi interattivi e videointerviste e realizzata con partner di eccellenza come l’INMI Spallanzani, l’Università di Tor Vergata e La Sapienza Università di Roma. Dall’impiego di ventilatori alle mascherine, dal pronto soccorso alla gravidanza fino alle implicazioni psicologiche della pandemia nel rapporto medico-paziente, la collana Consulcesi rappresenta il supporto ideale per gli operatori sanitari.

Tortorella: «La lezione del Covid-19 è che i medici e gli scienziati vanno ascoltati e rispettati»

Un monito per la Fase 2: non usare gli operatori sanitari come capri espiatori, avere fiducia nella scienza e combattere infodemia e fake news

«Se c’è una lezione che dobbiamo imparare dal Covid-19 è che i medici e tutti gli operatori sanitari vanno ascoltati e rispettati. Le fake news purtroppo continuano ad avvelenare i pozzi e questa è una deriva pericolosa mentre ci avviamo alla Fase 2. È ancora più pericoloso che a diffonderlo siano personalità istituzionali come è successo oggi con Donald Trump e nei giorni scorsi con il premio Nobel Luc Montaigner».

Lo afferma Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi, network di formazione e tutela legale da sempre al fianco di medici e operatori sanitari, i quali durante questa pandemia sono giocoforza sotto i riflettori. «I medici e gli operatori sanitari, gli stessi aggrediti nei pronto soccorso, sulle ambulanze e nei reparti, sono diventati da un giorno all’altro i nuovi “supereroi”. Li abbiamo applauditi e pianto con loro e per loro mentre in centinaia perdevano la vita combattendo contro il virus. Poi, quando hanno invitato alla prudenza nel passaggio alla Fase 2, improvvisamente sono diventati gli “untori”, i propagatori del Covid-19 e sono stati messi in discussione (di nuovo). Questo avviene per una palese difficoltà nel gestire l’infodemia, a causa di una ricerca patologica di informazioni sensazionalistiche e allarmiste e senza alcun fondamento scientifico. È uno scotto che finisce per pagare poi proprio chi è in prima linea a combattere per la nostra salute».

Da Consulcesi arriva dunque un monito a non usare gli operatori sanitari come capri espiatori, ad  avere fiducia nella scienza e ad avviare un salto culturale combattendo il nemico delle fake news. In tal senso, per fare chiarezza su quello che è stato e su quello che potrebbe succedere in futuro per aiutare medici e cittadini a orientarsi in una giungla di informazioni, tra evidenze scientifiche e fake news, Consulcesi ha messo in campo tutte le sue risorse per realizzare un progetto integrato sul Covid-19 che unisce arte, cultura, formazione e solidarietà. L’iniziativa prevede una collana di corsi di formazione destinati agli operatori sanitari a un ebook intitolato “Covid 19-il virus della Paura” rivolto a tutti fino a un vero e proprio docufilm.  

Ufficio stampa 380 46 48 501

La blockchain per il post Covid-19 in Italia

La blockchain economy come risposta alla crisi scatenata dal Covid-19, anche in Italia. È questa la tesi di Consulcesi-Tech, azienda svizzera che si occupa di blockchain e cybersecurity.

Un esempio in merito arriva da vicino all’Italia, dall’Albania, dove è entrato in vigore il Fintoken Act, provvedimento che si ispira alle regolamentazioni di Malta e della Svizzera.

L’atto è stato approvato in realtà alla fine del 2019 ed è un provvedimento che agevola le aziende che investono nella blockchain. Il Fintoken Act infatti garantisce agli imprenditori tempi certi per l’approvazione di strumenti blockchain: 60 giorni. Inoltre vengono definiti i token e sono regolamentate anche ICO e STO.

Un modello per l’Italia
È a questo modello, che rende l’Albania un hub per l’innovazione, che l’Italia deve guardare per ripartire dopo la crisi.

Del resto il Coronavirus ha costretto l’Italia a mantenere chiuse per mesi le proprie attività produttive e commerciali. L’impatto economico sarà devastante, con un calo del Pil che rischia di sfiorare il 13%. Con la blockchain possono essere sperimentati nuovi modelli di economia. È questa la tesi di Gianluigi Pacini Battaglia, CEO di Consulcesi Tech:

“La Blockchain Economy e la Finanza decentralizzata possono diventare grandi protagoniste della ripresa economica, in questo momento di crisi post pandemia. La trasparenza, la decentralizzazione e la rapidità di esecuzione sono ricercate dalle imprese per attraversare il momento attuale. Un altro esempio è Malta, paese che nel 2018 ha approvato il Virtual Financial Assets Act – per cui il Fondo Monetario Internazionale prevede una decrescita del Pil inferiore tra tutti gli Stati europei”.

Da Consulcesi Tech lancia arriva un forte appello al governo affinché anche in Italia venga favorito lo sviluppo di modelli di business incentrati su blockchain e digital asset.

La blockchain in Italia, prima e dopo il Covid-19
In realtà una ricerca condotta da Cassa Depositi e Prestiti rivela che sempre più realtà hanno adottato e sviluppato DLT (Distributed Ledger Technology) con grandi benefici. I profitti sono lievitati da 1,6 miliardi di dollari tra il 2015-2017 fino a 27,3 miliardi nel 2017-2018.

Sono aumentate anche le richieste di brevetti sui progetti, passati da 648 a 1441 nello stesso periodo.

Anche il governo italiano non è a digiuno di blockchain. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha già avviato e sperimentato un progetto blockchain per la difesa e la tutela del made in Italy. La blockchain potrebbe diventare presto protagonista anche del mondo agricolo, dove si studia l’applicazione della blockchain per la tracciabilità dei prodotti.

Il Governo italiano strizza l’occhio alla blockchain, cavallo di battaglia anche di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto Casaleggio, tra i fondatori del Movimento 5 Stelle, partito attualmente al governo. Resta da vedere se le forze politiche vorranno cogliere nelle innovazioni tecnologiche e nella blockchain un’opportunità per riemergere dalla crisi.

Al momento, nel Decreto Rilancio attualmente all’esame del Parlamento, si menziona la blockchain solo nell’ambito del rifinanziamento di 100 milioni del progetto Smart&Start Italia.

Si tratta di un’iniziativa avviata nel 2014 e che prevede agevolazioni per le startup che si dedicano a prodotti, servizi o soluzioni nel campo dell’economia digitale, dell’intelligenza artificiale, della blockchain e dell’internet of things.

Ma è un intervento minimo che non renderà certo l’Italia leader nel mondo blockchain.

Fase 2: consulti online, medici a rischio sanzioni

Consigli da Consulcesi per tutelare i dati dei pazienti 

App, messaggi e videochiamate piacciono a medici e pazienti, creano un rapporto diretto, riducono i tempi d’attesa e cancellano la burocrazia: la prova è arrivata durante la quarantena con un’impennata di webinar, consulti telefonici e online. “Ma attenzione, senza le dovute cautele, si può compromettere un bene prezioso, il cui valore è ancora sottovalutato, i dati personali e sanitari del paziente”. A lanciare l’allarme è Consulcesi, network legale che tutela gli operatori sanitari. 

“Il rischio per i professionisti sanitari è molto alto perché sono i depositari dei dati sensibili che secondo il Regolamento generale per la protezione dei dati GPDR sono sottoposti a tutela particolarmente severa. In caso di errato trattamento, le sanzioni potrebbero arrivare fino 20 milioni di euro o, se superiore, fino al 4% del fatturato globale”, chiarisce Ciro Galiano, avvocato consulente di Consulcesi ed esperto in privacy e digitale. 

Consulcesi offre alcuni consigli che i professionisti possono seguire per tutelare la privacy dei pazienti: se il medico ha introdotto nuovi sistemi di comunicazione, prima di utilizzarli deve applicare una nuova informativa per la tutela dei dati e aggiornare i documenti relativi alla gestione della privacy e del consenso informato. Verificare se i software informatici utilizzati sono a norma, nonché controllare il sistema di protezione antivirus e dei programmi, ma soprattutto accertare l’adeguatezza della documentazione rilasciata al cliente. Il network propone inoltre l’utilizzo di app di messaggistica istantanea dedicate. Infine, sarebbe buona prassi che i medici che vogliano utilizzare i social media facciano attenzione nel dare consigli tramite social, che abbiano una gestione attenta delle opzioni di privacy delle piattaforme e ne leggano attentamente i termini contrattuali”. 

Medici di famiglia: “Guardia alta, basta poco per tornare indietro”

“Anche se oggi l’opinione pubblica ha una percezione del virus più serena che nelle scorse settimane, il nostro invito è a tenere alta la guardia. Per la fase due servono cautele massime. Basta pochissimo per ritrovarsi nuovamente in condizioni critiche ed è per questo che voglio ringraziare quanti sono al fianco dei medici di medicina generale donando preziosissimi dispositivi di protezione individuale, garanzia di salute anche dei cittadini”. Lo sottolinea Silvestro Scotti, segretario nazionale Federazione italiana dei medici di medicina generale, commentando la donazione di 6.000 mascherine del tipo Ffp2 da parte di Consulcesi. 

“Le mascherine saranno immediatamente distribuite sul territorio, in modo particolare in alcuni studi a maggior rischio, e serviranno ad incrementare le scorte acquistate grazie alla campagna ‘Aiutaci a proteggere il tuo amico di famiglia’”, conclude Scotti. 

Allarme aggressioni sanitarie: al Telefono Rosso preoccupazioni e disagio dei camici bianchi

Tortorella (Consulcesi): “Gli operatori sanitari hanno paura, dobbiamo arrivare alla scorta?”  Consulenza legale gratuita per chi denuncia aggressioni, soluzione resta l’Arbitrato della Salute. Appello al ministro Speranza: «Insieme a Ddl anti-violenza anche quello sull’Arbitrato della Salute. Disposti a mettere a disposizione la nostra task force e ad un confronto coinvolgendo istituzioni sanitarie e associazioni pazienti»

La petizione #bastaodiomedicopaziente su Change.org supera le 20mila firme

“Videocamere sulle ambulanze, rafforzamento dei presidi di vigilanza e sicurezza nei Pronto soccorso, manca solo di predisporre un servizio di scorta per il personale sanitario. Dobbiamo arrivare a questo?». Lo chiede Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi (realtà di riferimento legale per oltre 100mila medici e operatori sanitari) riportando la forte situazione di disagio che i camici bianchi italiani stanno sfogando al Telefono Rosso, il servizio di pronto soccorso telefonico per la violenza in corsia messo a disposizione dal network legale. «L’escalation di episodi di violenza raccontata dai media in questi giorni – spiega Tortorella – sembra concentrarsi a Napoli, o al massimo in Campania, ma in realtà è un fenomeno molto più ampio e diffuso perché purtroppo molti casi non vengono denunciati per vergogna, rassegnazione e anche per il timore di ritorsioni». Dalle numerose chiamate giunte al Telefono Rosso lo spaccato che emerge è quello di una classe medico-sanitaria che non sente di avere le adeguate garanzie in termine di sicurezza nello svolgimento della professione.   

«Bene le prime reazioni politiche sulle aggressioni in Campania al personale sanitario, ma non bastano i buoni propositi per contrastare quello che è diventato un vero e proprio allarme sociale. I medici hanno paura, – commenta Massimo Tortorella, presidente Consulcesi – è necessario agire tempestivamente per garantire sicurezza e tutela al personale sanitario quotidianamente impegnato a servizio della comunità».

Oltre ad un primo supporto attraverso il numero verde 800620525 del Telefono Rosso e ad offrire la tutela legale gratuita alle vittime di aggressioni, Consulcesi crede che la piaga delle aggressioni debba essere contrastata e arginata seguendo due strade: nell’immediato è necessario che tutti i professionisti sanitari siano adeguatamente formati a gestire situazioni di pericolo, dall’altra va ricreato un sano rapporto medico-paziente. 

In tal senso va la proposta di istituire l’Arbitrato della Salute, una camera di compensazione tra le parti, tesa a raffreddare quel clima di intolleranza che ha preso di mira in particolar modo il mondo medico sanitario con un escalation di aggressioni nei pronto soccorso e negli studi privati, susseguirsi di denunce (molto spesso pretestuose, tant’è che nel 90% dei casi circa finisce in un nulla di fatto) nei confronti degli operatori, con conseguente aumento del ricorso alla medicina difensiva (e relativi costi eccessivi per le casse pubbliche), preoccupazione da parte delle associazioni di consumatori per il livello di formazione del personale sanitario. Tutto questo rischia di distruggere definitivamente il rapporto medico-paziente

«Dobbiamo collaborare tutti insieme a generare un sistema virtuoso – conclude Tortorella -, un luogo di confronto e non di contrapposizione per medici e pazienti. Abbiamo presentato questa proposta lo scorso anno al Ministero della Salute, era stato avviato anche l’iter per un Disegno di Legge e ci auguriamo ora che il ministro Roberto Speranza che ha già chiesto di accelerare sul Ddl anti-violenza, tenga in considerazione anche la nostra proposta. Siamo disposti a mettere a disposizione il nostro know-how, dare il nostro contributo insieme a tutte le parti in causa, comprese le associazioni che rappresentano i pazienti. Intanto la nostra petizione attiva su Change.org per dire basta all’odio tra medico e paziente e promuovere la creazione del Tribunale della Salute ha superato le 20mila firme ed è possibile ancora aderire a questo link:  https://www.change.org/p/subito-il-tribunale-della-salute-basta-contrapposizioni-tra-medici-e-pazienti