La blockchain per il post Covid-19 in Italia

La blockchain economy come risposta alla crisi scatenata dal Covid-19, anche in Italia. È questa la tesi di Consulcesi-Tech, azienda svizzera che si occupa di blockchain e cybersecurity.

Un esempio in merito arriva da vicino all’Italia, dall’Albania, dove è entrato in vigore il Fintoken Act, provvedimento che si ispira alle regolamentazioni di Malta e della Svizzera.

L’atto è stato approvato in realtà alla fine del 2019 ed è un provvedimento che agevola le aziende che investono nella blockchain. Il Fintoken Act infatti garantisce agli imprenditori tempi certi per l’approvazione di strumenti blockchain: 60 giorni. Inoltre vengono definiti i token e sono regolamentate anche ICO e STO.

Un modello per l’Italia
È a questo modello, che rende l’Albania un hub per l’innovazione, che l’Italia deve guardare per ripartire dopo la crisi.

Del resto il Coronavirus ha costretto l’Italia a mantenere chiuse per mesi le proprie attività produttive e commerciali. L’impatto economico sarà devastante, con un calo del Pil che rischia di sfiorare il 13%. Con la blockchain possono essere sperimentati nuovi modelli di economia. È questa la tesi di Gianluigi Pacini Battaglia, CEO di Consulcesi Tech:

“La Blockchain Economy e la Finanza decentralizzata possono diventare grandi protagoniste della ripresa economica, in questo momento di crisi post pandemia. La trasparenza, la decentralizzazione e la rapidità di esecuzione sono ricercate dalle imprese per attraversare il momento attuale. Un altro esempio è Malta, paese che nel 2018 ha approvato il Virtual Financial Assets Act – per cui il Fondo Monetario Internazionale prevede una decrescita del Pil inferiore tra tutti gli Stati europei”.

Da Consulcesi Tech lancia arriva un forte appello al governo affinché anche in Italia venga favorito lo sviluppo di modelli di business incentrati su blockchain e digital asset.

La blockchain in Italia, prima e dopo il Covid-19
In realtà una ricerca condotta da Cassa Depositi e Prestiti rivela che sempre più realtà hanno adottato e sviluppato DLT (Distributed Ledger Technology) con grandi benefici. I profitti sono lievitati da 1,6 miliardi di dollari tra il 2015-2017 fino a 27,3 miliardi nel 2017-2018.

Sono aumentate anche le richieste di brevetti sui progetti, passati da 648 a 1441 nello stesso periodo.

Anche il governo italiano non è a digiuno di blockchain. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha già avviato e sperimentato un progetto blockchain per la difesa e la tutela del made in Italy. La blockchain potrebbe diventare presto protagonista anche del mondo agricolo, dove si studia l’applicazione della blockchain per la tracciabilità dei prodotti.

Il Governo italiano strizza l’occhio alla blockchain, cavallo di battaglia anche di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto Casaleggio, tra i fondatori del Movimento 5 Stelle, partito attualmente al governo. Resta da vedere se le forze politiche vorranno cogliere nelle innovazioni tecnologiche e nella blockchain un’opportunità per riemergere dalla crisi.

Al momento, nel Decreto Rilancio attualmente all’esame del Parlamento, si menziona la blockchain solo nell’ambito del rifinanziamento di 100 milioni del progetto Smart&Start Italia.

Si tratta di un’iniziativa avviata nel 2014 e che prevede agevolazioni per le startup che si dedicano a prodotti, servizi o soluzioni nel campo dell’economia digitale, dell’intelligenza artificiale, della blockchain e dell’internet of things.

Ma è un intervento minimo che non renderà certo l’Italia leader nel mondo blockchain.

Fase 2: consulti online, medici a rischio sanzioni

Consigli da Consulcesi per tutelare i dati dei pazienti 

App, messaggi e videochiamate piacciono a medici e pazienti, creano un rapporto diretto, riducono i tempi d’attesa e cancellano la burocrazia: la prova è arrivata durante la quarantena con un’impennata di webinar, consulti telefonici e online. “Ma attenzione, senza le dovute cautele, si può compromettere un bene prezioso, il cui valore è ancora sottovalutato, i dati personali e sanitari del paziente”. A lanciare l’allarme è Consulcesi, network legale che tutela gli operatori sanitari. 

“Il rischio per i professionisti sanitari è molto alto perché sono i depositari dei dati sensibili che secondo il Regolamento generale per la protezione dei dati GPDR sono sottoposti a tutela particolarmente severa. In caso di errato trattamento, le sanzioni potrebbero arrivare fino 20 milioni di euro o, se superiore, fino al 4% del fatturato globale”, chiarisce Ciro Galiano, avvocato consulente di Consulcesi ed esperto in privacy e digitale. 

Consulcesi offre alcuni consigli che i professionisti possono seguire per tutelare la privacy dei pazienti: se il medico ha introdotto nuovi sistemi di comunicazione, prima di utilizzarli deve applicare una nuova informativa per la tutela dei dati e aggiornare i documenti relativi alla gestione della privacy e del consenso informato. Verificare se i software informatici utilizzati sono a norma, nonché controllare il sistema di protezione antivirus e dei programmi, ma soprattutto accertare l’adeguatezza della documentazione rilasciata al cliente. Il network propone inoltre l’utilizzo di app di messaggistica istantanea dedicate. Infine, sarebbe buona prassi che i medici che vogliano utilizzare i social media facciano attenzione nel dare consigli tramite social, che abbiano una gestione attenta delle opzioni di privacy delle piattaforme e ne leggano attentamente i termini contrattuali”. 

Medici di famiglia: “Guardia alta, basta poco per tornare indietro”

“Anche se oggi l’opinione pubblica ha una percezione del virus più serena che nelle scorse settimane, il nostro invito è a tenere alta la guardia. Per la fase due servono cautele massime. Basta pochissimo per ritrovarsi nuovamente in condizioni critiche ed è per questo che voglio ringraziare quanti sono al fianco dei medici di medicina generale donando preziosissimi dispositivi di protezione individuale, garanzia di salute anche dei cittadini”. Lo sottolinea Silvestro Scotti, segretario nazionale Federazione italiana dei medici di medicina generale, commentando la donazione di 6.000 mascherine del tipo Ffp2 da parte di Consulcesi. 

“Le mascherine saranno immediatamente distribuite sul territorio, in modo particolare in alcuni studi a maggior rischio, e serviranno ad incrementare le scorte acquistate grazie alla campagna ‘Aiutaci a proteggere il tuo amico di famiglia’”, conclude Scotti. 

Allarme aggressioni sanitarie: al Telefono Rosso preoccupazioni e disagio dei camici bianchi

Tortorella (Consulcesi): “Gli operatori sanitari hanno paura, dobbiamo arrivare alla scorta?”  Consulenza legale gratuita per chi denuncia aggressioni, soluzione resta l’Arbitrato della Salute. Appello al ministro Speranza: «Insieme a Ddl anti-violenza anche quello sull’Arbitrato della Salute. Disposti a mettere a disposizione la nostra task force e ad un confronto coinvolgendo istituzioni sanitarie e associazioni pazienti»

La petizione #bastaodiomedicopaziente su Change.org supera le 20mila firme

“Videocamere sulle ambulanze, rafforzamento dei presidi di vigilanza e sicurezza nei Pronto soccorso, manca solo di predisporre un servizio di scorta per il personale sanitario. Dobbiamo arrivare a questo?». Lo chiede Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi (realtà di riferimento legale per oltre 100mila medici e operatori sanitari) riportando la forte situazione di disagio che i camici bianchi italiani stanno sfogando al Telefono Rosso, il servizio di pronto soccorso telefonico per la violenza in corsia messo a disposizione dal network legale. «L’escalation di episodi di violenza raccontata dai media in questi giorni – spiega Tortorella – sembra concentrarsi a Napoli, o al massimo in Campania, ma in realtà è un fenomeno molto più ampio e diffuso perché purtroppo molti casi non vengono denunciati per vergogna, rassegnazione e anche per il timore di ritorsioni». Dalle numerose chiamate giunte al Telefono Rosso lo spaccato che emerge è quello di una classe medico-sanitaria che non sente di avere le adeguate garanzie in termine di sicurezza nello svolgimento della professione.   

«Bene le prime reazioni politiche sulle aggressioni in Campania al personale sanitario, ma non bastano i buoni propositi per contrastare quello che è diventato un vero e proprio allarme sociale. I medici hanno paura, – commenta Massimo Tortorella, presidente Consulcesi – è necessario agire tempestivamente per garantire sicurezza e tutela al personale sanitario quotidianamente impegnato a servizio della comunità».

Oltre ad un primo supporto attraverso il numero verde 800620525 del Telefono Rosso e ad offrire la tutela legale gratuita alle vittime di aggressioni, Consulcesi crede che la piaga delle aggressioni debba essere contrastata e arginata seguendo due strade: nell’immediato è necessario che tutti i professionisti sanitari siano adeguatamente formati a gestire situazioni di pericolo, dall’altra va ricreato un sano rapporto medico-paziente. 

In tal senso va la proposta di istituire l’Arbitrato della Salute, una camera di compensazione tra le parti, tesa a raffreddare quel clima di intolleranza che ha preso di mira in particolar modo il mondo medico sanitario con un escalation di aggressioni nei pronto soccorso e negli studi privati, susseguirsi di denunce (molto spesso pretestuose, tant’è che nel 90% dei casi circa finisce in un nulla di fatto) nei confronti degli operatori, con conseguente aumento del ricorso alla medicina difensiva (e relativi costi eccessivi per le casse pubbliche), preoccupazione da parte delle associazioni di consumatori per il livello di formazione del personale sanitario. Tutto questo rischia di distruggere definitivamente il rapporto medico-paziente

«Dobbiamo collaborare tutti insieme a generare un sistema virtuoso – conclude Tortorella -, un luogo di confronto e non di contrapposizione per medici e pazienti. Abbiamo presentato questa proposta lo scorso anno al Ministero della Salute, era stato avviato anche l’iter per un Disegno di Legge e ci auguriamo ora che il ministro Roberto Speranza che ha già chiesto di accelerare sul Ddl anti-violenza, tenga in considerazione anche la nostra proposta. Siamo disposti a mettere a disposizione il nostro know-how, dare il nostro contributo insieme a tutte le parti in causa, comprese le associazioni che rappresentano i pazienti. Intanto la nostra petizione attiva su Change.org per dire basta all’odio tra medico e paziente e promuovere la creazione del Tribunale della Salute ha superato le 20mila firme ed è possibile ancora aderire a questo link:  https://www.change.org/p/subito-il-tribunale-della-salute-basta-contrapposizioni-tra-medici-e-pazienti 

I medici non si formano? Tortorella di Consulcesi: “Screditano la categoria e fomentano odio”

“I medici ignoranti danneggiano anche te”. Nel numero in edicola da oggi, il settimanale Panorama sceglie un titolo impattante per raccontare la tendenza dei professionisti della sanità ad evadere l’obbligo formativo e ipotizza un nesso di causa tra lo scarso aggiornamento professionale e una più scarsa efficienza di performance professionale, con inevitabili ricadute sulla salute delle persone. È così? I dati riportati dal giornale diretto da Maurizio Belpietro confermano quanto già emerso negli ultimi mesi: quasi un medico su due non si aggiorna e la percentuale scende attorno al 30% quando si prendono in considerazione tutti gli operatori sanitari, ovvero 1 milione e 200mila professionisti. E il 60% di chi si forma è donna, mentre il 40 % sono uomini. Su questo tema anche amato si è già espresso richiamando i colleghi degli altri Ordini a far rispettare l’obbligo. 

Dall’articolo di Panorama emergono altri due elementi controversi: un conflitto di interesse dell’Ordine Professionale, ossia tra chi controlla e chi è controllato ed inoltre, un tentativo di sanatoria a favore dei medici che non rispettano l’obbligo. Secondo la stessa fonte, il Ministero della Salute quest’anno avrebbe depennato 6,5mila medici competenti proprio perché non in regola. Nell’articolo viene prima messa in evidenza la stortura del sistema, raccontato così: “a decidere le sanzioni per i colleghi inadempienti sono paradossalmente gli stessi medici che dovrebbero essere sanzionati”. Subito dopo viene anche presentata una possibile soluzione: “basterebbe creare un organismo indipendente preposto esclusivamente alla verifica dell’effettivo conseguimento dei crediti necessari da parte dei medici che avesse il potere di punire coloro che non dovessero risultare in regola”. Immediatamente dopo l’indiscrezione: “qualcuno al Ministero aveva ipotizzato soluzioni quali una grande sanatoria per i medici risultati inadempienti agli obblighi formativi. Cosa che ha fatto insorgere le associazioni a tutela dei pazienti e degli altri soggetti coinvolti che hanno ritenuto un atto lesivo della garanzia al diritto alla salute e alle migliori cure possibili per tutti». 

«Il mancato assolvimento degli obblighi ECM – commenta Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi -. può avere come conseguenza la mancata copertura assicurativa per il professionista. Per alcuni tipologie di polizza il diritto di rivalsa può essere esercitato nei confronti dell’assicurato qualora l’esercente la professione sanitaria non abbia regolarmente assolto l’obbligo formativo e di aggiornamento.» 

«Quanto riporta Panorama – aggiunge Tortorella – va a soffiare su quel clima di odio che si respira tra le corsie degli Ospedali di tutta Italia (e non solo) come confermato dell’escalation di denunce e di aggressioni al centro anche degli ultimi casi di cronaca. Questa d’altronde è la cartina tornasole della situazione che si vive in Italia e che il Movimento delle sardine ha già fatto proprio. Da tempo sosteniamo che sarebbe scoppiata questa bomba dei crediti ECM, l’avevamo anticipato una settimana fa in una lettera chiusa al Ministro della Salute Roberto Speranza e agli Ordini Professionali. Ora, mi auguro che arrivi un chiaro messaggio di rispettare l’obbligo formativo di tutti i Presidenti degli Ordini in vista della scadenza del triennio il 31 dicembre 2019». 

Comunicato Consulcesi

Pietro Bartolo, sdoganata la violenza contro i medici

Alla manifestazione delle Sardine. Consulcesi, escalation denunce 

“Sanità in alto mare”: basta odio medico-paziente per una salute di qualità. Con cappellini e t-shirt con impresso questo slogan sono arrivate in piazza, con il Movimento delle Sardine, le principali preoccupazioni di medici e operatori sanitari italiani: l’inasprimento delle condizioni lavorative e l’aumento del clima di odio nelle corsie. Tematiche su cui sono stati sensibilizzati sia uno dei fondatori delle Sardine Mattia Santori sia l’europarlamentare Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, lanciando quei messaggi distensivi e anti- violenza che rappresentano il filo conduttore del programma presentato dal Movimento. “Questo clima di odio sdoganato anche alla salute coinvolge pure noi medici e gli altri operatori sanitari – ha confermato ieri Pietro Bartolo -. Spesso sfocia in aggressioni che si potrebbero evitare ritrovando la strada maestra del rispetto, anche delle diversità, e recuperando lo spirito della nostra missione. Da parte nostra dobbiamo far di tutto per recuperare la fiducia dei pazienti con l’ascolto e dimostrando professionalità e preparazione”. “Il clima di odio che si respira tra le corsie degli Ospedali di tutta Italia, come confermato dell’escalation di denunce e di aggressioni al centro anche degli ultimi casi di cronaca è lo specchio del disagio che vive il professionista sanitario oggi e che è stato portato in piazza al movimento delle sardine in Italia – ha affermato Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi network legale per la tutela dei diritti dei medici – . Il miglior antidoto per stemperare le tensioni e recuperare il rapporto fiduciario tra medico e paziente, auspicabile in un vero e proprio Patto della Salute, è senza dubbio un solido percorso formativo. In vista della cadenza del triennio formativo, la formazione continua, come evidenziato anche di recente da una discussa inchiesta di Panorama, sono tutele importanti anche per fronteggiare le numerose denunce che arrivano contro i medici e operatori sanitari. Il 95% di queste denunce si concludono con un nulla di fatto, ma rischiano di penalizzare la carriera dei professionisti: sia in termini di reputazione sia creando difficoltà nel trovare coperture assicurative. E inoltre il mancato assolvimento dell’obbligo ECM è tenuto in considerazione dei giudici in caso di contenzioso”. 

Indagini anti-fake: la blockchain una svolta

Indagini anti-fake e standard europei per la formazione. Consulcesi Tech: Blockchain svolta per i servizi pubblici

L’iniziativa, promossa dalla Commissione Ue, ha come obiettivo quello di creare una piattaforma europea basata sulla tecnologia blockchain per lo sviluppo di servizi pubblici digitali. Il Presidente di Consulcesi Tech Massimo Tortorella: «Trasparenza e maggiore qualità ma anche driver di crescita per il Paese: Italia capofila di una rivoluzione già in atto» La sanità tra i settori più interessati – Consulcesi Tech già in pista con le applicazioni già operative della blockchain

«L’applicazione della tecnologia blockchain ai servizi pubblici garantirà trasparenza e maggiore qualità ma rappresenterà anche un driver di sviluppo e rafforzamento della spinta innovativa del nostro Paese, andando quindi a creare valore».

Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Tech, azienda leader negli ambiti della blockchain e della cybersecurity, considera una grande opportunità il fatto che l’Italia abbia ottenuto a Bruxelles la presidenza dell’EU Blockchain Partnership. L’iniziativa, promossa dalla Commissione Ue, ha come obiettivo quello di creare una piattaforma europea basata sulla tecnologia blockchain per lo sviluppo di servizi pubblici digitali. Tortorella, nel libro “Cripto Svelate: perché da blockchain e monete digitali non si torna più indietro” (Paesi Edizioni), sottolinea anche il ruolo centrale dell’Italia in questa rivoluzione e analizza i numerosi ambiti di applicazione della tecnologia blockchain nella vita di tutti i giorni dei cittadini dove, appunto, i servizi pubblici hanno un peso specifico notevole. In particolare si sofferma su uno dei servizi che maggiormente incide sulla vita dei cittadini: la sanità.

«Rispondere ai bisogni di salute dei cittadini richiede una conoscenza approfondita delle loro esigenze: questo è possibile attraverso indagini verificate, i cui dati sono a prova di fake grazie alla tecnologia blockchain. Survey dedicate alla salute ma ovviamente applicabili ad ogni altro ambito in cui certezza e immutabilità sono essenziali, ma anche indagini sulla soddisfazione delle prestazioni sanitarie e questionari ad uso delle compagnie assicurative sono solo alcuni dei punti che, grazie a questa tecnologia, possono essere affrontati ottenendo risposte certe e quindi utili a migliorare i servizi offerti ai cittadini. Si potrà dunque stabilire un nuovo standard per la gestione dei
dati sanitari, a partire dalle cartelle cliniche: questi entreranno a far parte di un database immutabile e certo ma consultabile dal personale medico, nel pieno rispetto della privacy e scongiurando i rischi informatici».

Secondo il Presidente di Consulcesi Tech un altro importante obiettivo che l’EU Blockchain Partnership può raggiungere è creare standard di qualità certificati a livello europeo. «Penso ad esempio alla formazione e
all’aggiornamento dei professionisti – prosegue Tortorella – che non può prevedere standard diversi da Stato a Stato: servono regole europee. E nella sanità, dove abbiamo sviluppato la nostra expertise, possiamo affermare che l’Italia può senza dubbio essere capofila di un percorso teso ad affrontare la questione attraverso le best practice di ogni Paese e di ogni sistema sanitario».

Ufficio stampa Consulcesi Tech
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Regolamentare la Blockchain? Si deve!

Governare il fenomeno Blockchain prima che sia lui a governare noi

Parliamoci chiaro. La Blockchain è il progresso. E il progresso è, per definizione, inarrestabile. Partendo da questo assunto, è cruciale che l’Italia si collochi tra le avanguardie del settore, perché là c’è il futuro della tecnologia e quindi anche la chiave dello sviluppo economico. Tuttavia, l’Italia è stato l’ultimo Paese, in ordine di tempo, ad aderire all’European Blockchain Partnership, accordo che punta a favorire la collaborazione tra gli Stati membri dell’Ue per lo scambio di best practice ed expertise in questa materia, sia sul piano tecnico che delle regolamentazioni. E sono proprio le regole il vero motore dell’innovazione.

Se i confini della Blockchain non sono ancora ben delineati è anche perché la tecnologia è un’intelligenza in continuo cambiamento, che impara da se stessa e che si adatta all’ambiente e al contesto in cui si trova. Ciò nonostante, è un fenomeno governabile che può e deve essere introiettato, per dirigerlo dove si ritiene giusto. Pertanto, è fondamentale che durante questa legislatura il Parlamento italiano si doti di normative lungimiranti atte a regolarlo, prima che ci siano imposte da Bruxelles o dal mercato. Altri Paesi lo stanno già facendo con enormi risultati in termini di ritorno economico e di immagine come Giappone, Hong Kong, Svizzera e Albania.

Anche nell’Ue, però, c’è un’isola felice, anzi, c’è proprio l’isola della Blockchain. Parliamo di Malta che, pur essendo lo Stato più piccolo di tutta l’Unione, ha avuto la volontà politica di creare un sistema normativo innovation-friendly riconosciuto e apprezzato a livello mondiale. Il 1° novembre sono entrate in vigore tre leggi che stabiliscono un quadro normativo che regolamenta la Blockchain, le criptovalute e la tecnologia Dlt (Distributed ledger technology), confermando Malta Paese capofila nella certezza giuridica in questo ambito. Trattandosi di uno Stato membro dell’Ue, la speranza, adesso, è che questa ondata regolatoria attecchisca anche nell’Unione europea, affinché sia leader nel campo della Blockchain, diventando al tempo stesso protagonista di un framework normativo all’avanguardia sul Fintech e punto di riferimento per le aziende ad alto know-how tecnologico provenienti da tutto il mondo.

Dal rilascio del protocollo di Satoshi Nakamoto nel 2008, che ha creato l’algoritmo madre delle monete digitali (il Bitcoin), il progresso della Blockchain, su cui si basano tutte le cripto, ha già le sue pietre miliari: il 2017 ha visto affermarsi il fenomeno delle Ico (Initial coin offering), quale sistema di crowdfunding molto in voga tra le startup del settore. Mentre il 2018 sembra essere l’anno delle Stablecoin, cioè criptovalute il cui valore è ancorato ad asset stabili e quindi al mondo reale, dalle valute fiat alle commodity. Un sistema concepito per consentire maggiore fiducia negli acquisti, evitando quella volatilità estrema che ha caratterizzato il Bitcoin e che ha tenuto le monete virtuali ai margini del mercato finanziario dei grandi investitori istituzionali.

È presto per sapere che cosa ci riserverà il 2019 ma le parole di Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, sulla possibilità che le banche centrali nazionali emettano una propria valuta digitale, prospettano uno scenario in cui le attuali regole potrebbero essere addirittura sovvertite: già si va verso la regolamentazione degli Exchange, ossia le piattaforme virtuali che mettono in contatto domanda e offerta di cripto, e dei Security Token, vera rivoluzione in grado di modificare la stessa struttura del mercato finanziario e delle Borse, verso un sistema più aperto e trasparente. Essere tra i primi a emanare una regulation in questo campo sarebbe un passo strategico. Non farlo, ci metterebbe inevitabilmente ai margini di questa nuova entusiasmante competizione globale.

Massimo Tortorella – presidente Consulcesi Tech

Sciopero medici: a rischio il SSN

SCIOPERO MEDICI, CONSULCESI: «A RISCHIO IL FUTURO DEL SSN, SERVONO RISORSE E DIALOGO»

Gli scioperi del 9 e 23 novembre segnalano il profondo disagio dei medici italiani: dalla carenza delle borse di studio per i medici specializzandi fino all’annunciata voragine pensionistica: nei prossimi 5 anni 14 milioni di italiani senza il medico di famiglia. Il Presidente di Consulcesi Group, Massimo Tortorella: “Pronti a tutelare i medici in tutte le sedi finché non si troveranno soluzioni adeguate”

«La proclamazione, da parte dei sindacati della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, dello sciopero nazionale per il 9 e il 23 novembre è un chiaro segnale della profonda situazione di disagio che vive la classe medico-sanitaria in Italia. Senza sufficienti risorse il futuro del nostro Sistema Sanitario Nazionale è a rischio, quindi urge instaurare un dialogo con le istituzioni per affrontare le criticità più urgenti». Così Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi Group, network legale internazionale specializzato nella tutela dei
professionisti della sanità. Il problema, infatti, non è solo il mancato rinnovo del contratto dei medici, ma un complesso panorama di incertezze sul futuro delle professioni sanitarie, che comporterà inevitabili ripercussioni negative sul diritto
alla salute dei cittadini. «Dalla carenza di borse di studio per i medici specializzandi fino all’annunciata voragine pensionistica, che nell’arco di appena 5 anni priverà 14 milioni di italiani del medico di famiglia, possiamo dire che, senza soluzioni concrete e rapide, i medici nel nostro Paese sono a rischio estinzione» sottolinea Tortorella.
Ma, in tutto questo, i camici bianchi non rimangono inermi davanti alle violazioni dei loro diritti: «Continuano le valanghe di ricorsi su tutte le principali vertenze ancora in sospeso – conclude Massimo Tortorella – dalla
lunga vicenda degli ex specializzandi fino alla questione delle disparità retributive che patiscono i Medici di Medicina Generale in formazione. Noi, da oltre vent’anni, portiamo avanti le loro battaglie nei Tribunali di tutta Italia e continueremo a farlo finché le istituzioni non individueranno le adeguate soluzioni normative».

Test Ingresso Medicina: ancora irregolarità

CONSULCESI: «SERVONO MEDICI, NON “DOTTOR GOOGLE” TROPPE IRREGOLARITÀ, NUMERO CHIUSO DA RIFORMARE»

Dal caso eclatante di Palermo all’utilizzo di smartphone, violazione delle procedure, mancati controlli: centinaia di denunce raccolte dal network legale Consulcesi attraverso la campagna #MeLoMerito La road map degli Atenei sotto accusa: boom di denunce da Milano, Catania, Palermo, Bari e Roma

«Anche quest’anno il test d’ingresso alle Facoltà di Medicina ha dimostrato gravi inefficienze dal punto di vista delle regolarità delle prove, confermando la sua inadeguatezza nel selezionare i medici del domani, che sono la linfa vitale del nostro Ssn. A confermarlo, le centinaia di segnalazioni, in particolar modo relative all’utilizzo di Google durante la prova, che ci sono giunte da parte degli studenti di tutta Italia».

È l’allarme lanciato Consulcesi, network legale leader nella tutela dei medici e di chi aspira a diventarlo, che ha messo a disposizione dei candidati il portale web www.numerochiuso.info, attivando parallelamente una massiccia campagna social, attraverso l’hashtag #MeLoMerito, per raccogliere testimonianze e fornire informazioni su come tutelarsi in caso di scorrettezze durante la prova.
Milano, Catania, Palermo, Bari e Roma: ecco la road map delle maggiori irregolarità denunciate durante i test d’accesso alle Facoltà di Medicina. Proprio in queste città, infatti, si è registrato un picco di casi sospetti e, a pochi giorni di distanza dall’attesa graduatoria nazionale, prevista per il prossimo 2 ottobre, le polemiche non accennano a placarsi. «Da 18 anni, – da quando nel ‘99 venne istituito il Numero Chiuso, – spiega Consulcesi – facciamo ricorsi e grazie ad essi migliaia di studenti si sono potuti immatricolare e coronare il sogno di indossare il camice bianco. Il Numero Chiuso deve essere un’eccezione e non la regola, come previsto dalla Costituzione. Da parte nostra – conclude Consulcesi – ci siamo già attivati presso le istituzioni per avviare un dialogo che consenta di individuare una soluzione per un accesso meritocratico a Medicina,
in grado di risolvere l’annoso problema delle irregolarità e al contempo di arginare la carenza di camici bianchi che si prospetta nel prossimo futuro».
Tra le denunce più frequenti da parte degli studenti si segnalano: l’utilizzo di smartphone (19%), la violazione delle procedure (16%) e i mancati controlli (10%).
Gli atenei finiti sotto accusa sono stati soprattutto l’Università Statale di Milano (14% dei casi), l’Università degli Studi di Catania (13%), l’Università degli Studi di Palermo (10%), l’Università degli Studi di Bari (9%) e La Sapienza di Roma (8%).
Intanto, le proteste e le segnalazioni da parte degli studenti continuano in questi giorni attraverso la campagna social #MeLoMerito. A loro disposizione, oltre 1000 consulenti consultabili gratuitamente attraverso il numero verde 800.122.777 e sul sito www.numerochiuso.info.