Ossessioni e compulsioni per oltre 3milioni di italiani. Arriva l’Edugaming per formare medici e operatori sanitari

Da Consulcesi il corso Ecm firmato da Giorgio Nardone per arrivare a diagnosi tempestive, ispirato alla serie ‘La Casa di Carta’

Roma, 10 dic. – Dalla pulizia esasperata dell’ambiente domestico al controllo ripetuto delle chiavi dell’auto, fino a comportamenti estremi fortemente limitanti della libertà individuale, accompagnati da carico di angoscia difficile da gestire. Si tratta di alcuni segnali dei disturbi ossessivo-compulsivi, uno spettro di infermità che fa parte delle malattie mentali e coinvolge oltre il 5% della popolazione, senza distinzione tra sessi. L’esordio è mediamente in età adulta, dai 22 ai 35 anni, ma primi sintomi possono manifestarsi nell’infanzia o in adolescenza. 

“I disturbi ossessivo compulsivi sono molto più frequenti di quel che pensiamo, nel nostro Paese esiste una grande parte di sommerso, difficile da individuare e spesso la prima causa è di tipo culturale. E’ quindi importante diffondere informazione su questi disturbi per comprenderli, riconoscerli e affrontarli con il giusto approccio terapeutico – commenta Giorgio Nardone psicoterapeuta e autore di diversi libri sul tema che ha curato il primo corso di formazione professionale rivolto proprio medici di famiglia, pediatri, infermieri, logopedisti oltre che a psicologi e psicoterapeuti, dal titolo  Paziente virtuale: disturbi ossessivo-compulsivo e istrionico di personalità. L’obiettivo del corso è imparare a riconoscere i primi campanelli d’allarme che lasciano presagire lo sviluppo della patologia. “Se individuato in tempo, attraverso un percorso terapeutico personalizzato, il disturbo ossessivo-compulsivo si può completamente superare”, afferma Nardone. 

Il modello di apprendimento proposto dal provider Consulcesi è basato sull’interattività e il gaming. Il corso è infatti ispirato alla nota serie televisiva ‘La Casa di Carta, in uscita in questi giorni.  Negoziare con un rapinatore per salvare degli ostaggi è la sfida proposta ai partecipanti, con l’aiuto di pazienti virtuali, per districarsi tra insidie e difficoltà dell’entrare in relazione utile con chi soffre del disturbo e riuscire ad aiutare sé stesso e gli altri a vivere meglio. Il corso è disponibile gratuitamente su piattaforma Consulcesi Club di Massimo Tortorella e dà 6 crediti utili a completare il triennio formativo in scadenza il 31 dicembre.  

Test medicina. Tortorella (Consulcesi): “Azione legale unica via contro numero chiuso”

 “L’azione legale rimane l’unica opzione contro il numero chiuso”. È la risposta che dà Massimo Tortorella, presidente Consulcesi all’annuncio del Ministro dell’Università Maria Cristina Messa della permanenza del Numero Chiuso anche per il prossimo anno.  Un annuncio che va in senso contrario a quanto dichiarato in precedenza, quando, a pochi giorni dal termine dei test, aveva mostrato interesse e vicinanza agli studenti esclusi e aveva ammesso irregolarità e falle del sistema selettivo. Al dietro front ministeriale, monta la delusione per i migliaia di  studenti esclusi. “Per loro, l’unica via rimane l’azione legale”, dichiara Massimo Tortorella,. Il network legale è subissato di richieste di informazioni, in questi giorni, perché la possibilità di fare ricorso per avere una chance di entrare alla Facoltà di Medicina è agli sgoccioli.  

commenta Tortorella. “Un paradosso tutto italiano è il sistema del numero chiuso, – commenta Tortorella – da un lato la carenza cronica di medici dall’altro la limitazione dell’accesso alla Facoltà. Senza una soluzione, e con una popolazione sempre più longeva e anziana, presto la sanità italiana si troverà ad affrontare una vera e propria emergenza di carenza medici” commenta Tortorella.   

Cannabis: burocrazia e pregiudizi frenano terapie, con formazione medici migliora accesso ai pazienti

Da Consulcesi un corso per formare e aggiornare gli operatori sanitari sui molteplici benefici e limiti delle terapie a base di cannabinoidi. Massimo Tortorella, presidente Consulcesi: “Con formazione possibile migliorare l’accesso ai tantissimi malati che ne potrebbero trarre beneficio”

Roma, 27 ott. – Dai disturbi del sonno alle dermopatie, dalle malattie reumatiche alla fibromialgia fino al glaucoma, l’epilessia, la sclerosi multipla, il cancro e molte altre ancora. La lista delle patologie contro le quali la cannabis potrebbe apportare benefici più o meno importanti è lunghissima. Tuttavia, nonostante la letteratura scientifica a favore delle terapie a base di cannabinoidi sia molto ampia, le difficoltà normative e burocratiche hanno generato nel tempo molta confusione in merito alla loro gestione. E’ quanto affermano Davide De Rossi ed Edoardo Alfinito, rispettivamente consulente scientifico e coordinatore delle coltivazioni presso Società Italiana Canapa Medica (Sicam) e vicepresidente della Sicam. “Spesso i primi a fare confusione sono proprio gli operatori sanitari, coloro che invece potrebbero aiutare a fare chiarezza sulle potenzialità della cannabis terapeutica”, dice Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi.  “Questo rende meno efficiente ed efficace una valida possibilità terapeutica”, aggiunge. Si avverte quindi la necessità di allineare le conoscenze e le attività di prescrizione e allestimento di medici e farmacisti. E’ proprio questo l’obiettivo del corso di formazione professionale Ecm di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club intitolato “Cannabis terapeutica. Prospettive future di un antico rimedio”. 

Nel corso, oltre a spiegare le origini dell’uso della cannabis, gli esperti spiegheranno le innumerevoli varianti genetiche e metodologie con cui può essere estratta. “La comprensione di queste e altre dinamiche può permettere un miglioramento nel suo utilizzo”, spiegano De Rossi e Alfinito. 

“Molte ricerche ed evidenze cliniche dimostrano che i fitocannabinoidi possono essere utilizzati per sostenere la gestione dei sintomi di varie patologie, come la sclerosi multipla”, dice Alfinito. “La cannabis terapeutica è particolarmente efficace su incontinenza della vescica, rigidità muscolare, spasticità, dolore cronico e neuropatico e qualità del sonno”, aggiunge, specificando che “gli effetti collaterali dei cannabinoidi sono meglio tollerati dei medicinali e base di oppioidi”.

Il THC, il più noto fitocannabinoide, è efficace contro la nausea e vomito di pazienti sottoposti a chemioterapici. “Il CBD ha invece effetti bifasici: a bassi dosaggi sopprime il riflesso del vomito, mentre ad alti dosaggi può anche peggiorare la situazione. Se combinati, il THC e il CBD riducono l’incidenza di nausea e vomito in chemioterapia rispetto al gruppo di controllo con placebo”, spiega Alfinito. E’ stato dimostrato anche che la cannabis riduce del 25-30% la pressione intraoculare e che ha effetti neuroprotettivi nella retina. “Dosi orali di THC sintetico in pazienti con la sindrome di Gilles de la Tourette riducono la frequenza dei tic. Questi risultati sono stati confermati da un più recente studio”, aggiunge Alfinito.

Nonostante, le potenzialità della cannabis terapeutica, non tutte le regioni consentono un reale e agevole accesso. “Gli operatori sanitari, se opportunamente aggiornati, potrebbero finalmente contribuire a ridare alla cannabis terapeutica la giusta reputazione che merita e favorire l’accesso a questa opportunità terapeutica ai tantissimi malati che potrebbero trarne beneficio”, conclude Tortorella. Infine, Consulcesi ricorda agli operatori sanitari che  mancano solo poco più di due mesi al termine perentorio della scadenza della proroga per mettersi in regola con l’obbligo Ecm, il cui mancato rispetto potrebbe portare a una pioggia di sanzioni.

In Eritrea si muore di Covid ma non di insufficienza renale grazie all’aiuto dei nefrologi italiani e di Consulcesi Onlus

Oggi: tre centri dialisi con venti posti letto più cinque macchinari per dialisi ad Alta Efficienza 

Ieri: non esistevano centri per malattie nefrologiche, si moriva o ci si curava all’estero

A causa di una politica di rifiuto degli aiuti internazionali per fronteggiare l’emergenza sanitaria da covid 19, l’Eritrea si trova ad essere l’unico Paese del continente africano a non aver avviato una campagna di vaccinazione contro il Covid. La mancanza di vaccini e le conseguenze numerose morti per infezioni da coronavirus preoccupano le autorità sanitarie che devono fare i conti con gravi carenze strutturali.  

Ma in Africa non si muore di solo Covid e per i pazienti nefrologici ci sono buone notizie. Ricordiamo che le nefropatie, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), insieme a malattie come ipertensione, diabete, cardiopatie sono responsabili del 60% dei decessi nei Paesi sviluppati e dell’80% in quelli in via di sviluppo. 

Tra luglio e agosto, nella missione estiva 2021 dell’associazione l’Associazione Medici Volontari (As.Me.V.) Consulcesi Onlus ha supportato l’installazione di tre nuove apparecchiature per la dialisi ad Alta Efficienza (HDF).  Diventano ben cinque quindi le macchine di ultima generazione e da oggi, i medici possono pensare di poter effettuare in maniera strutturata terapie dialitiche cosiddette ad alta efficienza (HDF).  Sempre grazie al contributo di Consulcesi, il 3 dicembre 2019 è stata effettuata la prima dialisi ad Alta Efficienza (HDF) su un paziente in Eritrea e la Onlus ha finanziato in passato la costruzione di tre centri dialisi attivi all’Orotta Hospital e al Sembel Hospital, con 8 posti reni l’uno e 30 macchine, ed un terzo centro con 4 posti.

Consulcesi Onlus ha salvato negli anni migliaia di pazienti nefrologici in Eritrea, grazie ad un’azione di cooperazione internazionale e di rapporti con le istituzioni sanitarie intessuti in oltre 15 anni di attività dall’Associazione Medici Volontari Calabria e all’incessante attività di volontariato del nefrologo Roberto Pititto e del suo team. 

Dal 2005 l’Associazione Medici Volontari (As.Me.V.), – supportata da Consulcesi Onlus –  è in contatto con il Ministro della salute locale eritreo. Prima dell’aiuto dei nefrologi italiani, in Eritrea non esistevano centri di dialisi e la gente moriva o era costretta ad emigrare in altri Paesi. In Eritrea, si stima che i pazienti nefropatici siano 1 ogni 1000 abitanti e quindi circa tremila pazienti. I centri di dialisi sono riusciti a trattare centinaia di pazienti cronici dializzati e tantissimi acuti, ormai guariti, ma tanti sono ancora senza cure. Da quel primo incontro nasce il programma di aiuto per istituire la dialisi pubblica e gratuita e trasportare i primi macchinari, che grazie agli aiuti umanitari di Consulcesi Onlus, diventano nel tempo più strutturati. Il progetto portato avanti dal Dottor Pititto prevede un programma di educazione continua in medicina che ha formato decine di medici e infermieri locali ad utilizzare le sofisticate apparecchiature per emodialisi e la manutenzione e riparazione dei reni artificiali.

Consulcesi, Massimo Tortorella

PIÙ PRODUTTIVI E FELICI, CONSULCESI: SMART WORKING PER SEMPRE

Il presidente Massimo Tortorella: “Maggior equilibrio tra orario di lavoro, cura di sé e gestione della famiglia. Molto prima di Google, Consulcesi ha predisposto un sistema per facilitare lo smart working”

Le aziende che hanno deciso di proseguire questa modalità dopo la pandemia sono il 55% in Italia 

Applicativi e formazione dei dipendenti per garantire la sicurezza informatica in Consulcesi

Roma, 19 agosto 2021 – Dopo un anno di smart working, ogni azienda ha avuto modo di sperimentare questa nuova modalità lavorativa incentivata dalle misure emergenziali adottate a causa della pandemia. Non vi è alcun dubbio che l’attività lavorativa da remoto abbia comportato, oltre ai benefici relativi alla tutela della salute dei dipendenti, un maggior equilibrio tra le esigenze legate al lavoro e quelle inerenti la cura e la gestione della famiglia (work life balance).

Le aziende che, dopo il lockdown, hanno deciso di mantenere in piedi questa nuova organizzazione del lavoro sono circa il 55% in Italia. 

Anche Consulcesi Group, realtà da oltre venti anni punto di riferimento per i professionisti sanitari, sceglie di far divenire la modalità lavorativa dello smart working consuetudine. L’azienda, infatti, ha deciso di adottare lo smart working senza riserve nonostante la stessa normativa sia ancora “work in progress” e questo con lo scopo di dare certezze ai lavoratori e permettere loro di poter pianificare con serenità la propria vita. 

Da sempre crediamo che il benessere psico-fisico dei nostri dipendenti sia fondamentale, per questo abbiamo deciso di utilizzare la modalità lavorativa dello smart working, con uno-due rientri settimanali ma molta flessibilità. Dedicare del tempo a se stessi, ed a i propri cari, è indispensabile e permette ad ogni singola persona di trovare il proprio equilibrio e di dosare meglio le proprie energie anche nel lavoro. All’interno dell’azienda, molto tempo prima della pandemia, avevamo messo a disposizione delle aree relax e anche una palestra – chiusa proprio a causa del Covid – proprio per permettere ai nostri dipendenti di poter avere cura del proprio benessere fisico che, ben presto si trasforma in benessere emotivo. Molto prima di Google, come annunciato in questi giorni dal colosso, Consulcesi ha predisposto un sistema per facilitare lo smart working”, dichiara ancora Massimo Tortorella presidente di Consulcesi. 

Anche per Consulcesi, come per altre aziende, il lavoro da remoto rappresenta un elemento innovativo per lo sviluppo aziendale, un nuovo modo di condividere gli obiettivi professionali e rendere tutti più responsabili del proprio lavoro al fine di raggiungere un risultato collettivo. 

Altro aspetto fondamentale che ha permesso la transizione al modello smart working è stato l’investimento dell’azienda in sicurezza informatica. Consulcesi ha messo a punto un sistema che dota tutti i device (smartphone, pc, tablet..) da remoto delle medesime garanzie e protezioni e che consente quindi ad ogni dipendente di lavorare come se fosse in azienda. Altro punto, – visto che la sicurezza informatica è data anche dal comportamento virtuoso del dipendente in rete, – è stato l’investimento in formazione, come da DNA dell’azienda. Dall’inizio del 2021, i dipendenti hanno seguito corsi di formazione specificatamente dedicati al tema sulla cyber sicurezza. 

È importante, dunque, investire nelle persone e ragionare sulle competenze, ma anche continuare ad investire sull’innovazione, perché se questo da un lato porta con sé occupazione, dall’altro favorisce quella transizione ecologica che rappresenta il tema centrale del G20. 

“Noi, nel nostro piccolo, abbiamo ormai da anni abolito l’utilizzo della plastica monouso in azienda e con orgoglio possiamo dire di essere una azienda plastic free. Lo smart working, oltre a contribuire ad innovare il mondo del lavoro, è anche una scelta eco-sostenibile perché riducendo drasticamente gli spostamenti delle persone contribuisce alla svolta green che tutti auspichiamo arrivi il prima possibile”, conclude Tortorella.

Vertenza ex specializzandi: si allunga la striscia vincente in Tribunale

Stato condannato a pagare altri 5 milioni ad altri 200 medici

Altre 4 sentenze positive dopo le 3 delle scorse settimane per le azioni lanciate da Consulcesi 

Una recente pronuncia del Tribunale di Firenze raddoppia i rimborsi per ogni anno frequentato e allunga i tempi per la prescrizione.

Avv. Tortorella (Consulcesi): “Affermate le tesi che Consulcesi ha sempre portato avanti con il parere pro-veritate del presidente Di Amato”

Roma, 22 giu. Se fosse una partita di calcio la questione dei medici ex specializzandi sarebbe così: in una metà campo, lo Stato gioca in difesa con un contenzioso medici-Stato insoluto che dura da anni, dall’altro lato gli ex specializzandi nei Tribunali come la nazionale di Mancini attaccano e vincono a punteggio pieno. E quindi, mentre l’accordo transattivo si fa attendere, continua la sequenza di vittorie in favore dei medici ex specializzandi. Alle tre sentenze positive annunciate dal network legale Consulcesi qualche settimana fa che restituivano 4 milioni di euro a 164 medici, si aggiungono altre quattro sentenze in favore di circa 200 medici. “Ancora una volta, – commenta il legale di Consulcesi – il tribunale di Roma condanna la presidenza del Consiglio dei Ministri a pagare quasi 5 milioni di euro ai medici che si erano specializzati negli anni dal’83 al 91 per la mancata attuazione di direttive comunitarie e per il mancato riconoscimento dell’adeguata remunerazione durante i corsi di specializzazione”.  

Nell’ultimo mese e mezzo sono state 7 le pronunce positive a favore dei professionisti tutelati da Consulcesi, network legale che su questa vertenza ha già ottenuto più di mezzo miliardo a favore dei suoi assistiti. A questi medici, durante la specializzazione, sostanzialmente non era stata riconosciuta la corretta remunerazione in violazione delle direttive comunitarie in materia. Una pesante ingiustizia, subita solo dai medici italiani nel periodo compreso tra il 1978 ed il 2006. 

Queste sentenze seguono una recente pronuncia del tribunale di Firenze che modifica il quadro giurisprudenziale in favore dei medici. In particolar modo, il Tribunale toscano afferma che la prescrizione non può iniziare a decorrere – come Consulcesi aveva sempre affermato – finché permane l’elemento di incertezza in ordine ai criteri di riconoscimento dei diritti in favore dei medici. 

Altra novità è in ordine al quantum risarcitorio a cui hanno diritto i medici che si erano specializzati negli anni che vanno dal 83 al 91. Il tribunale di Firenze parametra al d. lgs. Del 1991, quindi la norma di attuazione delle direttive, riconoscendo ai medici più di 11 mila euro per ogni anno di specializzazione.

Sugli ex specializzandi l’orientamento giuridico sta cambiando. Sono state affermate le tesi che Consulcesi ha sempre portato avanti con il parere pro-veritate del presidente Di Amato e con la recente pronuncia del Tribunale di Firenze sono stati addoppiati i rimborsi per ogni anno frequentato e allungati i tempi per la prescrizione.

Consulcesi ha messo a disposizione un servizio di consulenza gratuita per avere informazioni sulla possibilità di intraprendere un’azione legale, contattando l’800.122.777 oppure direttamente attraverso il sito www.consulcesi.it.

Ufficio stampa Consulcesi

Covid: terapia domiciliare fondamentale, no a cortisone e antibiotici

Nel corso di formazione professionale Ecm di Consulcesi “La gestione del paziente Covid-19 nel contesto domiciliare” tutte le informazioni più aggiornate con la consulenza di Emanuele Nicastri direttore malattie infettive Istituto Spallanzani di Roma

La gestione del paziente Covid-19 a casa è centrale in questa pandemia, che sta mettendo a dura prova le strutture ospedaliere. Ma per poter sfruttare appieno le potenzialità della medicina territoriale è necessario seguire protocolli standardizzati, omogenei e integrati. Per questo è fondamentale che gli operatori deputati alla gestione del paziente Covid-19 nel domicilio stiano al passo con le ultime – e in continuo aggiornamento – strategie per l’assistenza, il monitoraggio e la cura nel domicilio. È questo l’obiettivo del corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “La gestione del paziente Covid-19 nel contesto domiciliare”.

“La gestione del paziente a casa è fondamentale per ridurre la pressione sugli ospedali”, conferma Emanuele Nicastri, direttore della divisione di malattie infettive ad alta intensità di cura e altamente contagiose dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e docente del corso ECM. “Ma bisogna stare attenti a farlo in maniera appropriata, evitando prima di tutto l’utilizzo di farmaci che andrebbero prescritti solo in ambito ospedaliero”, aggiunge. Eppure, dopo oltre un anno dall’inizio della pandemia, ancora oggi si assistono a prescrizioni mediche inappropriate che, anziché aiutare i pazienti, rischiano di peggiorare la loro situazione. “Bisogna ad esempio evitare di prescrivere cortisone, antibiotici ed eparina come trattamento per la gestione domiciliare del paziente Covid-19”, sottolinea Nicastri. “Abbiamo evidenze – continua – che l’uso di cortisone nel paziente che non ha bisogno di ossigeno è dannoso. Vi è un incremento del 19 per cento della mortalità. Il cortisone, infatti, prolunga la fase virale e nasconde i sintomi. Ci fa perdere di vista il calo di saturazione che è un parametro fondamentale per decidere il ricovero”. Il cortisone rientra infatti nei trattamenti che, nella gestione dell’infezione Covid-19, vanno erogati in ospedale, così come l’eparina. Anche l’antibiotico andrebbe evitato. “Perché dovremmo immaginare una coinfezione batterica in un paziente Covid-19?”, dice Nicastri. “Solo l’8 per cento dei pazienti ha una condizione batterica e a casa questa percentuale è ancora più bassa”, aggiunge.

La gestione del paziente Covid-19 nel domicilio si basa in buona parte su interventi non farmacologici, come indicazioni su stili di vita, modalità di comportamento per l’isolamento, per la respirazione, la quarantena, ecc. I medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, nel momento in cui vengono a conoscenza di un caso tra i propri pazienti devono farsi carico di diversi compiti, nello svolgimento dei quali ha la facoltà di coinvolgere le Unità speciale di continuità assistenziale (USCA), il cui scopo è di operare in collaborazione con i medici di famiglia e pediatri nella gestione domiciliare dei pazienti in quarantena o isolamento.

Il monitoraggio quotidiano a distanza delle condizioni dei pazienti in isolamento è fondamentale, poiché circa il 10-15% dei casi lievi degenerano in forme severe della malattia. Dal canto suo il paziente deve essere anche istruito, laddove possibile, all’automonitoraggio di un parametro importantissimo, cioè quello della saturazione dell’ossigeno, un abbassamento della quale sta a indicare un aumento del decorso negativo della malattia e di prognosi infausta. Assieme alla saturazione, il paziente può verificare anche la frequenza cardiaca.  Tra gli altri interventi a domicilio, oltre ai farmaci deputati al controllo dei sintomi, è raccomandata una buona idratazione e nutrizione, ed eventualmente il paziente può essere istruito alla pronazione per favorire l’ossigenazione.

Consulcesi – Massimo Tortorella

SCUOLA, CONSULCESI: BOOM DI SEGNALAZIONI DOPO CONCORSO STRAORDINARIO INSEGNANTI

Consulcesi attiva lo sportello informativo gratuito su www.ricorsoinsegnanti.it

I primi risultati del concorso straordinario insegnanti non placano gli animi di migliaia di insegnanti il cui destino è appeso a un filo. A due mesi dal termine della prova, sono già centinaia di segnalazioni di irregolarità che si sarebbero verificate nelle diverse sedi d’esame.
È quanto dichiara il team di avvocati di Consulcesi, da oltre 20 anni specialista nei ricorsi di concorsi e test d’ammissione universitaria. “Molti insegnanti, dopo aver partecipato al concorso straordinario docenti, hanno difficoltà a capire chi avrà accesso all’insegnamento di ruolo perché i risultati non sono ancora stati completamente pubblicati. – afferma Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi – Molti docenti, dopo l’esito, hanno avviato il ricorso al Tar e, a seguito di vittoria, sono stati riammessi alle prove suppletive previste per il 14 maggio”.

E a proposito delle presunte irregolarità dichiara: “Le prove si sono ormai concluse eppure, da ogni parte d’Italia, continuiamo a ricevere segnalazioni di irregolarità per mancanza di sicurezza, tastiere non funzionanti, mancata distanza con 20-25 persone in aule piccole e senza alcun controllo della temperatura. A Napoli mancavano sede e commissari d’esame, ed i candidati si sono rivolti ai carabinieri” La confusione generata dal concorso straordinario, svolto a febbraio scorso, sta mettendo a dura prova la pazienza degli oltre 32mila docenti, che a pochi mesi dal rientro tra i banchi di scuola, non sapranno quale sarà il loro destino. A fronte di questa gestione caotica, Consulcesi ha deciso di offrire una consulenza gratuita a tutti gli insegnati che abbiano dubbi rispetto alla regolarità dello svolgimento della prova o in merito agli esiti individuali del concorso. Per richiedere supporto è possibile collegarsi al sito www.ricorsoinsegnanti.it”.

Chi avesse assistito a manifeste irregolarità, – prosegue Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi – non aspetti la pubblicazione dei risultati; contatti subito e racconti la sua esperienza. Si valuterà insieme, a graduatoria pubblicata, la possibilità di intraprendere un ricorso – individuale o collettivo – al TAR per far valere i propri diritti. L’importante è non arrendersi proprio ora, dopo anni in cui si aspettava questa opportunità” conclude Tortorella.

Formazione ECM: la pellicola ‘Covid-19 il Virus della Paura’ la più vista dai medici e operatori sanitari

 Un anno fa, il 30 gennaio 2020 il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò l’infezione da Covid-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Fu l’inizio di un avvenimento che ha sconvolto il mondo, un anno in cui il mondo è cambiato.  

Come sempre al fianco dei medici e degli operatori sanitari, Consulcesi ha documentato quei momenti tragici entrando fin dentro i reparti Covid-19, ascoltando le voci degli scienziati e dei pazienti e le ha raccolte nel primo docufilm formativo gratuito ‘Covid-19 il Virus della Paurahttps://www.covid-19virusdellapaura.com/  dedicato ai medici e agli operatori sanitari, per offrire un’informazione sempre puntuale e aggiornata. Covid-19 il Virus della Paura è stato il corso di educazione continua in medicina più scaricato in assoluto con migliaia di utenti in questi mesi. Patrocinato dal ministero della Salute e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, questa avvincente pellicola aveva un duplice obiettivo: oltre a celebrare i medici eroi e tutti i professionisti sanitari, offre un innovativo strumento attraverso una rielaborazione accurata di quanto accaduto, smontando fake news e teorie antiscientifiche. 

Un successo internazionale, visto che la pellicola è stata tradotta in 5 lingue ed esportata in diversi Paesi del mondo. 

Partendo dal successo del docufilm, la Consulcesi di Massimo Tortorella ha messo a disposizione, sempre gratuitamente per i medici e gli operatori sanitari, un’intera collana dedicata al Covid-19, costituita da e-book, corsi interattivi e videointerviste e realizzata con partner di eccellenza come l’INMI Spallanzani, l’Università di Tor Vergata e La Sapienza Università di Roma. Dall’impiego di ventilatori alle mascherine, dal pronto soccorso alla gravidanza fino alle implicazioni psicologiche della pandemia nel rapporto medico-paziente, la collana Consulcesi rappresenta il supporto ideale per gli operatori sanitari.

Tortorella: «La lezione del Covid-19 è che i medici e gli scienziati vanno ascoltati e rispettati»

Un monito per la Fase 2: non usare gli operatori sanitari come capri espiatori, avere fiducia nella scienza e combattere infodemia e fake news

«Se c’è una lezione che dobbiamo imparare dal Covid-19 è che i medici e tutti gli operatori sanitari vanno ascoltati e rispettati. Le fake news purtroppo continuano ad avvelenare i pozzi e questa è una deriva pericolosa mentre ci avviamo alla Fase 2. È ancora più pericoloso che a diffonderlo siano personalità istituzionali come è successo oggi con Donald Trump e nei giorni scorsi con il premio Nobel Luc Montaigner».

Lo afferma Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi, network di formazione e tutela legale da sempre al fianco di medici e operatori sanitari, i quali durante questa pandemia sono giocoforza sotto i riflettori. «I medici e gli operatori sanitari, gli stessi aggrediti nei pronto soccorso, sulle ambulanze e nei reparti, sono diventati da un giorno all’altro i nuovi “supereroi”. Li abbiamo applauditi e pianto con loro e per loro mentre in centinaia perdevano la vita combattendo contro il virus. Poi, quando hanno invitato alla prudenza nel passaggio alla Fase 2, improvvisamente sono diventati gli “untori”, i propagatori del Covid-19 e sono stati messi in discussione (di nuovo). Questo avviene per una palese difficoltà nel gestire l’infodemia, a causa di una ricerca patologica di informazioni sensazionalistiche e allarmiste e senza alcun fondamento scientifico. È uno scotto che finisce per pagare poi proprio chi è in prima linea a combattere per la nostra salute».

Da Consulcesi arriva dunque un monito a non usare gli operatori sanitari come capri espiatori, ad  avere fiducia nella scienza e ad avviare un salto culturale combattendo il nemico delle fake news. In tal senso, per fare chiarezza su quello che è stato e su quello che potrebbe succedere in futuro per aiutare medici e cittadini a orientarsi in una giungla di informazioni, tra evidenze scientifiche e fake news, Consulcesi ha messo in campo tutte le sue risorse per realizzare un progetto integrato sul Covid-19 che unisce arte, cultura, formazione e solidarietà. L’iniziativa prevede una collana di corsi di formazione destinati agli operatori sanitari a un ebook intitolato “Covid 19-il virus della Paura” rivolto a tutti fino a un vero e proprio docufilm.  

Ufficio stampa 380 46 48 501